Regia di Christos Nikou vedi scheda film
"Tu non mangi la mela?"
"Non mi ricordo se le mele mi piacciono"
Venezia 77. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica.
Nel 2008 Christos Nikou fu assistente alla regia per Yorgos Lanthimos per il celebre e controverso "Dogtooth". Non c'è dunque molto di cui stupirsi se il suo film d'esordio "Apples", film d'apertura della sezione Orizzonti, ricalchi il cinema sconcertante del maestro ellenico. Le stanze spoglie d'ospedale e i corridoi immacolati sembrano quelli attraversati da Colin Farrell nel "Sacrificio del cervo sacro" mentre l'idea surreale di una pandemica perdita di memoria rimanda all'intera produzione del maestro e all'estro creativo dello sceneggiatore Efthymis Filippou.
Il protagonista del film è una delle vittime del morbo che cancella la memoria delle persone. Ritrovato senza documenti a bordo di un autobus l'uomo viene portato in ospedale e, poiché nessuno ne reclama la scomparsa, viene coinvolto dai medici in un esperimento di creazione di nuovi ricordi in soggetti rimasti senza legami col passato. Motivato a partecipare all'esperimento il giovane paziente viene ospitato in un anonimo appartamento allo scopo di vivere nuove esperienze. Le azioni intraprese su ordine della commissione medica vengono documentare con uno scatto di Polaroid.
Christos Nikou congela le lancette dell'orologio per raccontare la metafora della perdita collettiva della memoria, un tema più attuale che mai ad ogni latitudine, attraverso una serie di oggetti d'annata che rimandano ad un tempo passato. Mangiacassette, nastri, vecchi autobus, arredamenti anni '60, abiti semplici e clericali ci raccontano un presente che si mescola con il passato ed il futuro in un vortice che fa perdere ogni riferimento temporale donando alla storia un messaggio universale e atemporale. L'uomo inizia ben presto a riempire l'album di fotografie scattate nelle luci arancio della notte ateniese o nelle ore livide del giorno. Tra un autoscatto in bicicletta ed uno al fianco di un'interdetta spogliarellista il protagonista conosce una ragazza che soffre la stessa patologia e vaga per la città con una fotocamera al collo. Il sentimento nascente scombussola i neuroni apprendo, però, cassetti sigillati dall'amnesia.
Potrebbe appertenere alla library di Philip Roth questo racconto scritto a quattro mani con Stavos Raptis ma nonostante un'interessante idea iniziale il film non raggiunge ne le pagine dello scrittore americano e nemmeno i vertici di Lanthimos, questo perché la storia che rimane sospesa tra due possibili variabili (la pandemia o il complotto politico) si districa frettolosamente solo nel finale. "Dovremo mandarli alla manifestazione con le molotov" dice il medico alla collega. Siamo dunque di fronte ad un esperimento di graduale ricondizionamento di memorie cancellate e rimaste straordinariamente vergini a causa di un morbo? Il protagonista, che ogni tanto tradisce la capacità di ricordare è un malato oppure si finge tale per indagare su qualche criminosa operazione? Questa opzione avrebbe avuto un sicuro impatto in tempi di social network, Big Brothers e complotti mediatici, invece Nikou si accontenta di disquisire sulla vitale importanza dei ricordi, seppur tragici e dolorosi, nel formare la personalità dell'individuo. Percorrendo questa via, con l'uomo che ammicca ad una nuova possibilità di vita, per poi ripiegare sul suo passato doloroso, Nikou svuota di significato l'esperimento medico mancando di dare spiegazione delle azioni richieste e del climax ascendente di ordini sempre più azzardati e complessi lasciati ad ogni individuo, ordini che avrebbero avuto un senso logico solo celando una sorta di addestramento atto a garantire la fedeltà del paziente per farne un "soldato" fedele od un automa.
"non mangia più nessuno le mele, preferiscono le arance.
Dicono che le mele sviluppino la memoria"
Il protagonista sceglie le mele, desidera riassaporare il fragrante gusto del passato. Per un po' cerca di dimenticare quel gusto che si fa troppo persistente, quasi intollerabile, ma alla fine quando la delusione amorosa gli ricorda cosa sia la vita, più di quanto possa fare l'effetto di un tuffo dal trampolino o di un incidente d'auto, ritrova l'ardore di buttare qualche mela marcia (qualche ricordo spiacevole) e sbucciare una nuova e succosa mela. Accetta il flusso dei ricordi che fluiscono pian piano e si riprende la propria storia al capezzale di un uomo malato o canticchiando un vecchia canzone riemersa dall'oblio. La vita continua, ci dice Nikou, e riserva sempre nuove esperienze da addentare e gustare con infinito ardore.
A Christos Nikou non mancano doti registiche, la giusta immaginazione che si materializza in un'attenta ricostruzione dei particolari ("Memory+", la pubblicità del farmaco per rinforzare la memoria, alla fermata del bus), malleabilità nella scomposizione e ricomposizione di suoni e musiche, generata da improvvise accelerazioni del ritmo e frequenti modulazioni del volume. Manca, invece, qualcosa, nello sviluppo della materia narrata ma confido di ritrovare questo regista in futuro con maggior consapevolezza dei propri mezzi.
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