Regia di Yngvild Sve Flikke vedi scheda film
CIAK MI GIRANO LE CRITICHE DI DIOMEDE917: NINJA BABY
Basta la frase iniziale che apre il film, per inquadrare Ninja Baby come una delle commedie più belle e irriverenti degli ultimi anni.
“Mi chiamo Rakel e non mi piace lo sperma”.
Vincitore della Migliore Commedia agli EFA 2021 (gli Oscar Europei), Ninja Baby è un film tagliente e irriverente che mescola tenerezza e un linguaggio volgare ma diretto per meglio rappresentare questa ragazza di 22 anni che affronta la propria vita nello stesso modo con cui si occupa la sua cameretta. Un disordine incasinato fatto di uso smodato di droghe, alcool e rapporti sessuali occasionale che posso portare conseguenze inaspettate.
Ninja Baby, tratto da una Graphic Novel di Inga Sætre che ne è anche la sceneggiatrice, è un altro tassello del vivissimo cinema norvegese già apprezzato nel bellissimo La persona peggiore del mondo e che ama mettere al centro delle proprie storie queste nuove donne norvegesi indipendenti fino all’eccesso che poi si ritrovano confuse a cercare di rimediare ai loro errori.
Rakel è una ragazza che ha tantissime ambizioni. E’ indecisa se diventare astronauta, bevitrice di birra o disegnatrice di fumetti.
È in questo periodo in cui si chiede cosa farò da grande scopre che le tette grosse, i chili di troppo e l’assenza del ciclo non dipendono dalla pillola ma da una gravidanza non desiderata.
E proprio mentre va ad abortire scopre di essere al sesto mese e di conseguenza dovrà portare la gravidanza.
Grazie la sia fantasia trasforma in fumetto sia la sua vita che il suo tormento interiore.
Dialoga, si confronta e fa i conti con il piccolo Ninja che tiene dentro di sé che diventa una sorta di coscienza.
Si rende conto di provare qualcosa nei confronti del suo istruttore di Akido che profuma di burro, si rende conto di avere dentro il figlio di uno di cui non conosce il nome ma che chiama Minchia Santa per evidenti motivi. Un playboy misogino che la incolpa della gravidanza, se solo avesse accettato la sua proposta di un’eiaculazione facciale non sarebbe rimasta incinta.
Si rende conto di non essere pronta e portata nel ruolo di madre e cerca nella sorellastra desiderosa di maternità la persona giusta con cui far crescere il frutto della sua incoscienza.
Però più che passa il tempo lei inizia ad affezionarsi al suo scarabocchio e il suo percorso diventa una crescita formativa per tutti.
La Regista Ingvild Sve Flikke racconta questa maternità in modo divertente e irriverente, molto lontano dai cliché di donna a cui siamo abituati a vedere anche grazie alla bravura della sua interprete Kristine Kujath Thorp che è perfetta in tutte le situazioni in cui si trova per “Sbarazzarsene” di questo bambino che la mette di fronte alle sue responsabilità.
Da vedere la scena all’interno del consultorio con le coppie che vogliono adottare figli, preferibilmente norvegesi, per capire il tono con cui viene affrontato un tema molto serio in tutte le sue variabili.
Alla fine del film capiamo che il concetto di maternità sia cambiato, evoluto e aggiornato ai tempi che stiamo vivendo.
Che forse c’è più senso di maternità dentro un uomo arido e che il più grande rapporto che possa esistere tra una donna e sua figlia può essere celato dentro le pagine di un romanzo a fumetti o nella scelta del nome ispirato ad Angelina Jolie. Una donna che ha 6 figli deve essere per forza un’ottima madre.
Ah, come cambiano i modelli.
Voto 7,5
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