Regia di John Andreas Andersen vedi scheda film
Ho sempre trovato l’accostamento fra la musica elettronica dark ambient (quella dei titoli di coda) e le immagini di strutture industriali particolarmente suggestiva ed è un peccato che questo abbinamento non avvenga nel film con i suoi spazi claustrofobici, profondità tubolari, visioni apocalittiche, le fiamme sull’acqua e le enormi nuvole nere - Spaccature telluriche, l’Oceano in rivolta - La tecnologia è onnipresente e immersiva, capace di generare contatti là dove non si pensava di poterli avere o di ignorarli deliberatamente - Se ci lasciassimo andare alla contemplazione dei quadri del disastro ambientale e di quelli degli interni della stazione petrolifera, questa pellicola sarebbe in grado di generare una vera inquietudine visiva, purtroppo questi spiragli di cinema sono solo dei brevi frammenti, schegge, la trama con il suo programmatico sviluppo rimane il centro dell’operazione, con i suoi riferimenti di genere al dramma, al disaster movie, al thriller, risaputi e prevedibili, usati in modalità copy&paste dai modelli hollywoodiani - La tensione esiste, ripetuta, tenuta per le solite corde, per la sua riconoscibilità immediata, per il buon fine di un prodotto da vendere - Lungo le sonorità dei titoli di coda avrei voluto rimanere un pò di più nei labirinti della stazione petrolifera, nei suoi antri misteriosi, nelle sue aberrazioni metalliche per poi sprofondare con esse nell’oscura maestosità dell’abisso.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta