Regia di John Andreas Andersen vedi scheda film
Girato con destrezza e servito da effetti speciali validi, quello di Andersen è tutto sommato un film godibile. Con niente, ma proprio niente, di originale.
«Credevamo di essere una nazione fondata sul petrolio, in realtà siamo una nazione fondata sull'oceano». Questa frase, messa in bocca ad uno dei personaggi politicamente più importanti di The North Sea in una sorta di intervista a posteriori appiccicata un po' con la colla e divisa a metà tra prologo e epilogo, pone l'accento sulla teoria dalla quale lo stesso origina, quella secondo la quale l'attuale esorbitante concentrazione di piattaforme petrolifere disseminate lungo l'enorme giacimento denominato Ekofisk - che ha fatto svoltare l'economia norvegese - potrebbe dar luogo ad una nuova Frana di Storegga, ovvero al ripetersi di un evento catastrofico che, qualche migliaio di anni fa, sotto forma di tre enormi frane sottomarine causò lo scivolamento nel Mare di Norvegia di parte del territorio continentale.
Inquietante come poche altre, la teoria in questione è un'occasione da prendere al balzo per John Andreas Andersen, proveniente, con il precedente The Quake, nientemeno che da un bel terremoto. Un nuovo disaster movie è dunque servito: girato con destrezza e servito da effetti speciali validi, quello di Andersen è tutto sommato anche un film godibile. Con niente, ma proprio niente, di originale (ma nemmeno la pretesa di esserlo), semmai aggiornato, con la composizione, semplice ma efficace, di un quadretto familiare al passo con i tempi, nel quale l'uomo single con prole è accompagnato alla donna autonoma e indipendente, che detta i tempi e prende le decisioni, con la costruzione della suspense che avviene giustamente per gradi, e con un'eroina di sesso femminile, per darsi un tono vagamente Alien.
L'ora e quaranta scorre veloce, come in ogni catastrofico che si rispetti: senza infamia e senza lode.
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