Regia di John Andreas Andersen vedi scheda film
16° FESTA DEL CINEMA DI ROMA - SELEZIONE UFFICIALE
"Pensavamo di essere una nazione fondata sul petrolio, ma poi abbiamo capito che siamo una nazione fondata sull'oceano".
La scoperta del petrolio in mezzo al Mare del Nord ha arricchito i paesi scandinavi e trovato in quelle acque un centro nevralgico di estrazione di combustibile grezzo, assicurato tramite la costruzione di centinaia di isole artificiali, piattaforme da cui si trivella da un cinquantennio la profondità marina.
Il film immagina che tutti questi scavi protrattisi negli anni, abbiano riaperto una sorta di faglia marina che inizia a muoversi dopo millenni di immobilità, creando il crollo di molte tra le piattaforme, con conseguente strage degli equipaggi impegnati nel processo di estrazione.
La vicenda si concentra sui tentativi di un esperta in recupero e salvataggio in profondità, coinvolta anche a livello sentimentale quando il proprio compagno risulta come disperso all'interno di un pilone di una delle piattaforme coinvolte nel collasso multiplo, che ha dato vita ad una tragedia umana ma anche ecologica.
Al cinema scandinavo, così come alla letteratura noir delle stesse zone, piace fare "l'americano", e in questo dinamico disaster movie ne abbiamo ogni puntuale conferma.
Il film, esagerato e coinvolgente allo stesso tempo, indulge esageratamente in retorica familiare che nemmeno Stallone in pieno anni '80 riusciva a raggiungere livelli di pietismo e melassa così estenuanti.
Ma la base del racconto ci può stare, ed il film riesce anche a farsi forte di scene catastrofiche forti di una certa presa emotiva.
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