Regia di John Andreas Andersen vedi scheda film
Ah, quali incredibili danni può arrecare l'avidità umana! Cerca di chiarirlo assai bene questo disaster movie di marca norvegese, che parte con immagini di repertorio (la scoperta, nel 1969, da parte del governo di Oslo di giacimenti petroliferi al largo delle acque nazionali) per poi presentarci i personaggi chiave del film (che nella prima mezz'ora fatica a decollare) e arriva finalmente all'action. Nel mare del Nord una piattaforma petrolifera affonda nel giro di un paio di minuti. Inizialmente si pensa a un caso di subsidenza, ma le indagini smentiscono: il cedimento è dovuto all'eccesso di trivellazioni da parte dell'uomo, che ha creato una sorta di faglia artificiale. Tutte le altre piattaforme vengono improvvisamente evacuate, ma su una di esse rimane un operaio deciso a chiudere una valvola per evitare danni peggiori. Intrappolato sul posto, sarà la sua compagna - un'esperta di robot subacquei - a cercare di fare di tutto per salvarlo, mentre le autorità locali fanno spallucce.
Certo, il cast non è quello delle grandi occasioni e qua e là la melassa deborda più dell'oro nero, ma il film di John Andreas Andersen, frequentatore abituale di drammi catastrofici, ha una tensione notevole e si propone come atto di denuncia ecologista, capace di spiegare con assoluta chiarezza a quali sciagure l'umanità sta andando incontro a colpi di tafazzismo.
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