Regia di Kevin Shulman vedi scheda film
Promettente esordio nel lungometraggio per un regista di videoclip, in grado di realizzare un film a più registri tematici (azione, dramma, spionaggio e horror). I am fear si distingue per una confezione di qualità, che cela però anche interessanti contenuti nascosti dietro a immagini (da cronaca TV) agghiaccianti e radicate nella nostra memoria.
La celebre giornalista Sara Brown (Kristina Klebe), catturata da un gruppo di terroristi islamici, è rinchiusa in una cella in attesa dell'esecuzione: una decapitazione, destinata ad essere registrata in video in occasione della celebre festa del 4 luglio (giorno dell'indipendenza degli Stati Uniti). I rapitori intendono mostrare all'intero mondo, e in particolare all'America, il volto del terrore... ma non sanno cosa li attende.
"Allah non è un marxista.
Allah non è un capitalista.
Allah è Allah." (Terrorista islamico)
L'aspirante regista questa volta si chiama Kevin Shulman, un altro dei molteplici americani al debutto con un horror low budget. Ma, a differenza del solito, con I am fear si distingue decisamente dalla media che, negli ultimi anni, raggiunge sempre più spesso risultati inqualificabili. Per prima cosa Shulman viene dalla direzione di video clip musicali, quindi ha una certa esperienza tecnica che si nota per l'efficacia del continuato e frenetico ritmo conferito al film e inteso in tutti i modi (musicale ma anche visivo e, soprattutto, narrativo). Ha poi diretto alcuni cortometraggi molto apprezzati, in particolare il politico Eyes of Samir (2007), nel quale compare anche l'icona horror Tony -Candyman- Todd. Le premesse, insomma, ci sono tutte, e una buona volta vengono rispettate in pieno. Sicuramente di Kevin Shulman sentiremo parlare, se riuscirà a mantenere questo alto standard professionale.
I am fear è un film agghiacciante, perché parte da un presupposto drammaticamente reale: il fondamentalismo islamico e il terrorismo, dal 2001 a questa parte purtroppo un incubo che saltuariamente riaffiora in questo o quel tragico attentato. I video delle decapitazioni di sventurati prigionieri, commesse in nome di Allah, sui quali certa dubbia "informazione" è arrivata a speculare (ricordate le VHS in vendita, abbinate ai quotidiani, nelle edicole?) hanno confermato l'esistenza del cortometraggio snuff, prelevandolo dal mito per renderlo tristemente reale. L'incubo del terrorismo islamico è stato più spesso asservito dai media alle lobby industriali che occultamente traggono vantaggio dalla produzione di armi, pronte a sostenere politici disposti a porre fine a quell'orrore, magari con una guerra "giusta". Da una base fin troppo reale, quindi più che spaventosa, Shulman fa decollare con l'action questo febbricitante contenitore di generi che, in breve, muta in dramma, spionaggio, splatter e infine -nei dieci minuti conclusivi che ribaltano tutte le coordinate apparentemente ben definite- sconfina nell'horror.
Originalissimo, interpretato da attori in stato di grazia (da premio Oscar, Faran Thair e Kristina Klebe ma eccellenti anche gli attori secondari) e diretto con polso sicuro, I am fear gela il sangue nelle vene, prima ancora che per gli ultrarealistici effetti gore e le altrettanto veritiere reazioni delle vittime (il dottore islamico colpito alla testa con un colpo di pistola e poi sgozzato, perché erroneamente ritenuto tossicodipendente), per l'incertezza che attraversa la storia: chi sono i buoni e chi i cattivi? Shulman non da risposte, né prende posizione. Così come -quando affronta la religione- mette in scena un dubbio che fa ulteriormente impennare verso l'alto l'asticella della qualità. L'essere spaventoso presente nel film, dai tratti demoniaci, che tutto conosce e in buona parte prevede, non è il Diavolo. E nemmeno Dio. Forse è solo la Paura: quella che nasce, cresce e fortifica ad opera della coscienza, per poi manifestarsi concretamente a coloro che compiono azioni malvagie e spietate.
"L'Islam in linea di principio è sempre una religione illuminata: sono gli individui che la interpretano in maniera letterale e irrazionale a farla apparire oggigiorno come foriera di violenza, guerra, terrore. Ma ai musulmani va comunque la responsabilità di non aver difeso la propria religione. Avrebbero dovuto reagire immediatamente quando si sono palesate persone che pretendevano di commettere attentati in nome dell'Islam." (Tahar Ben Jelloun)
F.P. 07/03/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 81'40" / Data del rilascio USA: 03/03/2020)
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