Regia di Edwin Brown vedi scheda film
Jamie Gillis e Hannette Haven in un classico del cinema per adulti, molto male distribuito in Italia. L'infernale paradiso di Karol è una versione alternativa, particolare e stravagante, di un episodio della serie televisiva Ai confini della realtà.
Lust (Jamie Gillis) è uno scassinatore. Durante una delle sue solite incursioni notturne in un appartamento, viene sorpreso dalla proprietaria che, armata di pistola, propone di lasciarlo andare in cambio di un rapporto sessuale. Quando però inaspettatamente rientra il marito, la donna lascia partire un colpo. Simon si ritrova così in un aldilà impensabile, governato dalla dea Shiva/Karol (Annette Haven): potrà saziare le sue necessità sessuali senza sosta, trovandosi in una sorta di Eden popolato da belle ragazze. Ma è veramente quello il paradiso?
"Ti seguo, Lust. Consuma pure la tua miserabile azione. Le carte ti si imbroglieranno, ma tu non lo sai. Vivi pure la tua esperienza, ma all'alba verrai nel mio Eden: il mio respiro è già dentro di te." (Shiva, nome mutato in Karol nell'edizione italiana)
Jamie Gillis, Annette Haven e Lysa Thatcher
Strano oggetto filmico opera di Edwin Brown, regista praticamente qui al debutto (The Venus trap, 1974, pare introvabile), destinato in seguito a firmare uno dei capolavori hard degli Anni '80, Every woman has a fantasy (1984). For the love of pleasure è un film a carattere sessuale esplicito ma con una storia di base molto interessante e dialoghi inusuali persino in una produzione di qualità del cinema più convenzionale.
Dopo un breve incipit ad Hong Kong, L'infernale paradiso di Karol procede sulla falsariga de L'altro posto (A nice place to visit, episodio n. 28 della prima stagione di Ai confini della realtà). Il protagonista, ucciso dalla moglie nel tentativo di celare il tradimento al marito, accolto da cori celestiali che intonano l'Alleluja, apre gli occhi dopo un tempo indefinto per ritrovarsi in un ambiente fumoso, onirico, apparentemente privo di pareti dove, al grigio sullo sfondo, si appaia un costante e minaccioso sìbilare del vento. Non è più nell'appartamento dove si era introdotto per rubare. Non c'è, di fronte a lui, la padrona di casa. C'è però ad attenderlo un'altra bellissima femmina, dagli angelici lineamenti, in tono con il sacrale abbigliamento.
"Ma dove diavolo sono finito?", domanda perplesso, guardandosi intorno sperduto. La risposta di Karol, ambigua e misteriosa, conduce la storia su un piano sovrannaturale: "Dove il sogno ha l'essenza di realtà desiderate, e ogni verità vive il lampo di un istante..."
"Voglio rapire dal tuo sguardo tutto il desiderio che ti brucia nel cuore", procede l'affascinante e misteriosa donna, che ha il viso e le forme della graziosa Annette Haven, in quegli anni, comparsa anche sui set di Radley Metzger (Barbara Broadcast e Maraschino Cherry). È chiaro a questo punto come, per quanto sin qui non sia mancato un coinvolgente amplesso tra la casalinga -moglie di un poliziotto- e Lust, Brown intenda raccontare qualcosa di più, ben altro che mostrare in sequenza un insieme di còiti più o meno espliciti. Il regista procede quindi su questo piano, potendo contare su "attori" del calibro di Jamie Gillis e della Haven. Tra dialoghi romantici e atmosfere surreali, le scene di sesso (ben girate e non ancora da ginecologia/urologia come avverrà a partire dal decennio seguente) finiscono per essere funzionali e quasi necessarie allo sviluppo di un racconto che riesce a farsi seguire con curiosità. Tanto che a un certo punto diventa predominante la storia, rispetto all'hard vero e proprio. Si capisce che Brown ha a disposizione un budget modesto, ma non rinuncia a riprese in esterni (Hong Kong) e all'uso di una insinuante, pur se malinconica, colonna sonora dai toni vagamente orientali (opera di Gerhard Heinz, si riconoscono: Gespraech am vorhang e Der traum-zweite phase). Mano a mano che il racconto procede, Lust (nomen omen) ritrova, con il riaffiorare della memoria, se stesso: la sua identità coincide con quella di un ladro, ossessionato dal sesso. E quello che inizialmente gli era apparso come paradiso popolato da piacevoli e disponibili ragazze (compare anche, nella scena più sensuale del film, la giovanile Lysa Thatcher nel ruolo di vergine concessa a Lust), sul finale (tra)muta in direzione avversa: l'orgia conclusiva -acusticamente avvolta tra gemiti che sconfinano in lamenti e canti in coro di stampo celestiale- anticipa la presa di coscienza del protagonista. Presa di coscienza che arriva ormai troppo tardi.
"Da dove si va via?", domanda stanco e angosciato. La risposta, che anticipa di poco l'esibizione del vero aspetto diabolico di Karol, giunge lapidaria e priva di replica: "Da qui, non si va via. Tu sei morto. Io ho l'incarico di definire la tua essenza...."
Jamie Gillis ai tempi di For the love of pleasure
Edizione italiana
Purtroppo non è noto il titolo con il quale For the love of pleasure è circolato nelle sale italiane. La versione distribuita in home video propone un film che ha subìto evidenti manipolazioni. A cominciare dal titolo posticcio, L'infernale paradiso di Karol, attribuito probabilmente in quella circostanza, proseguendo con l'interruzione arbitraria tra primo e secondo tempo. Persistono dubbi anche sull'integrità dell'opera, generati da svariati salti della traccia audio.
Citazioni
- "Città meravigliosa, mondo meraviglioso. Spazio, luce, fiori. Fiori nascosti nella piccola terra, per volare nell'Eden con chi mi pare. Sola, nel profumo dei miei sensi, tra nuvole rarefatte della fantasia. Ora lei, sì, la fragile Lin, lontana schiava del mio passato, ma viva ancora di fremiti nel sorriso giovane. Estasi vivaci, vicino a profumi mai spenti." (Karol)
- "Forse ancora a te, Lust, non é arrivato il messaggio dalle nuvole del tempo (....) Sei fuori tempo, Lust." (Karol. Enigmatica frase che sembra collegarsi ad una inspiegabile sovrapposizione di date, comparse per una manciata di secondi in sovrimpressione su sfondo nero, e recanti gli anni: 1983, 1993, 2003)
- "Ha viaggiato tra i miei fiori, niente le toglierà il desiderio del loro profumo ..." (Karol presenta così Diana, la prima ragazza destinata al piacere di Lust)
"Aragosta e caviale sono cose straordinarie, costano tanto che io non sono mai riuscito a farne un assaggio. Ma poi che diventano? Merda. E nessuno mangia la merda per ritrovare il sapore dell'aragosta o del caviale. Ma la dolcezza frizzante dello champagne, non è altro che escrementi di enzimi: le cose si turbano, se ci butti sopra il pensiero."
"Se per baciarti dovessi poi andare all’inferno, lo farei. Così potrò poi vantarmi con i diavoli di aver visto il paradiso senza mai entrarci." (William Shakespeare)
F.P. 01/03/2020 - Versione visionata in lingua italiana (durata: 78'06")
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