Regia di Joseph W. Sarno vedi scheda film
Joseph W. Sarno dirige la splendida svedese, Marie Forså, in un erotico di "genere" lesbico. Senza mai concedere spazio alla volgarità, il regista realizza un'opera magnetica e di "apertura" verso l'amore inteso tutto al femminile. I primi piani di delicati e graziosi visi, sono ben più erotici dei dettagli intimi, qui evitati con cura.
Ospite nella pensione della zia Toni (Nadia Henkowa), la sedicenne Bibi (Marie Forså) si trova improvvisamente coinvolta in un mondo erotico, popolato principalmente da sole donne.
Sinossi sintetica per un film tanto esteticamente bello, quanto poco ricco nello sviluppo della trama. Opera di un ex soldato americano passato dietro la macchina da presa, omaggiato anche in Italia in occasione di una speciale retrospettiva, del quale sinteticamente si era tratteggiato il profilo artistico ne I vizi proibiti delle giovani svedesi (1970), e alla cui recensione eventualmente rimandiamo chi fosse interessato ad approfondire. Così come, della splendida svedese Marie Forså, abbiamo più volte avuto modo di scrivere (in Butterfly erotica dello stesso Sarno e ne La collegiale svedese, Justine & Juliette le sexsorelle e Molly primavera del sesso di Mac Ahlberg).
Per stare invece su questa interessante coproduzione tra Svezia, Svizzera e Germania, da noi distribuita nelle sale tardivamente (1980) come Bibi: Diario di una minorenne (noto a livello internazionale come Girls meets girls), diciamo subito che il contenuto è prettamente soft. Per una precisa scelta stilistica dello stesso Sarno, regista che poi gradualmente, di lì a qualche anno, passa al genere hard vero e proprio. L'apertura a tematiche omosessuali (al femminile) e verso un tipo di relazione libera (che oggi definiremmo con il termine "poliamore") è trattata con garbo dal regista (anche sceneggiatore), che qui propone un'adolescente entrata accidentalmente in contatto con il mondo lesbico, a causa di una permanenza dalla zia, durante le ferie scolastiche. Sarno sprofonda sin dai primi minuti in un contesto erotico, ovvero quando Bibi osserva un'amica giocare con un vibratore, poco prima di fare il bagno. E per tutto il film, l'alta gradazione sessuale si mantiene costante, ma sotto traccia. Le ragazze adoperano con disinvoltura "giocattoli" elaborati, efficaci, molto ben costruiti, ma la stimolazione genitale avviene sempre fuori campo. Nonostante l'amplificarsi delle situazioni morbose, i dettagli intimi ci vengono opportunamente celati. Abbondano invece i primi piani dei volti, ora estatici, talvolta sorpresi, spesso delusi. Perché Bibi, a differenza di quel che si potrebbe pensare essendo una sedicenne, passa presto dall'altro lato, divenendo in brevissimo tempo -e con compiaciuto sadismo- spietata predatrice. Seduce, infatti, una a una tutte le ragazze che le gravitano attorno, facendosi fare dono di un oggetto prezioso (con la scusa di farne sentimentale ricordo), per poi abbandonarsi a giochi di gruppo e a riservare umilianti trattamenti (frusta e sculaccia, davanti alle altre, quella più innamorata di lei).
Il contenuto estremo, dato che Bibi non disdice anche di darsi ai ragazzi, c'è tutto ma opportunamente glissato da Sarno che, lasciandolo visivamente fuori campo, ottiene l'effetto contrario di amplificare la tensione erotica, circoscritta ai dettagli (gli oggetti), ai sospiri, ai gemiti e alle continue espressioni verbali sussurrate dalle ragazze ("More, more"; "I love you"; "Don't stop"; "Again"; "I'm cumming", ecc.). Al netto di qualche tenero bacio (anche su capezzoli turgidi e irrigiditi), Bibi: Diario di una sedicenne non offre agli occhi altro che statuari e perfetti corpi di ragazze nude, ripresi nell'eleganza di una fascinazione che appartiene solo e soltanto all'universo femminile.
Marie Forså punisce un'innamorata senza speranza
Location di lusso -che vanno dalla immensa villa alla sauna con piscina, dai parchi in fiore alle sale da ballo- contribuiscono a tenere alta la qualità delle riprese. Mentre Sarno esegue un preciso e funambolico lavoro al fine di non scadere mai nel volgare. E questo probabilmente è il merito più grande del regista, in grado -con un parco attrici di tale bellezza- di mantenersi sul piano del suggerito, senza mai concedere, nemmeno per sbaglio, un'inquadratura anatomica intima. Sempre stupenda, con quegli occhioni da fata fatale e finta ingenua, Marie Forså (all'epoca giusto maggiorenne) manifesta una grande capacità recitativa mutando, nei drammatici minuti finali, inaspettatamente d'umore. Il sorriso che l'aveva accompagnata per tutto il film, cede posto all'abbattimento e al pianto. A forza di infrangere cuori anche il suo si spacca, spezzandosi in tante minuscole parti: una per ogni amante tradita.
"Per le lesbiche, amicizia è sinonimo di preliminari." (Alice Pieszecki)
"E ricordati che ti penso,
che non lo sai ma ti vivo ogni giorno,
che scrivo di te." (Charles Bukowski)
F.P. 24/02/2020 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 104'42")
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