Regia di Paul Henreid vedi scheda film
Un raffinato noir al femminile, con la diabolicità dell'ingegno e la sottigliezza della messinscena che sostituiscono, una volta tanto, la malizia della seduzione. Il tema del doppio, privato dei soliti equivoci da commedia e delle scontate connotazioni psicanalitiche, riprende in mano la sua natura tragica: la fatalità dell'essere altro da sé, che da scelta diventa ineluttabile condanna. Questo leitmotiv attraversa l'intera storia del cinema, dal primo "Dr. Jekyll" in poi, tanto che i trucchi dei gemelli e della mutazione fisica si possono considerare come i capostipiti di tutti gli effetti speciali. Al filone appartengono opere dei generi più diversi: lasciando da parte una consistente quantità di film a sfondo comico o brillante, si possono citare "Professione reporter", con la fuga da sé che si trasforma in trappola mortale, e "Addio mia concubina", in cui l'immedesimazione dell'attore con la parte diviene una fusione indissolubile. Il titolo originale inglese, Dead Ringer, pone proprio il "sosia" al centro della storia; per lo spettatore, la suspense deriva, in massima parte, dal margine di ambiguità che circonda tutta la vicenda, e che lo tiene sulle spine costringendolo a chiedersi, continuamente, fino a che punto Edith riesca ad essere, per sé e per gli altri, nel corpo e nell'anima, la defunta sorella Margaret. In questo film l'eleganza del tratto accompagna dolcemente la trepidante fragilità dell'inganno, con una grazia che si bea di convertire il fulgore hollywoodiano nella delicata fiamma di una candela.
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