Regia di Sam Hargrave vedi scheda film
Ebbene, oggi recensiamo Tyler Rake (Extraction) diretto dall’esordiente, per quanto concerne un lungometraggio, Sam Hargrave. Già coordinatore stunt di tantissimi film di enorme successo come Avengers: Endgame dei fratelli Anthony e Joe Russo. Ovvero i nuovi Re Mida di Hollywood che, infatti, per l’occasione, affidando su commissione la regia di Tyler Rake ad Hargrave, essendo fra i produttori di questa pellicola (Joe Russo anche sceneggiatore, avendo tratto il suo script dal graphic novel Ciudad), tornano peraltro a lavorare col loro pupillo, ovvero Chris Hemsworth, oramai celeberrimo, immortale Thor.
Trama: Tyler Rake (un Chris Hemsworth in ottima forma, come sempre, fisica ma qui anche sorprendentemente recitativa) è un duro mercenario dal cuore nero, un intrepido sicario assoldato per imprese fenomenali soprattutto dal suo capo, l’affascinante e misteriosa Nik Khan (Golshifteh Farahani) che, in questo caso, lo incarica di salvare il figlio del più potente e importante boss del narcotraffico indiano. Il ragazzo si chiama Ovi Mahajan (interpretato da Rudhraksh Jaiswal), è poco più che un bambino e ora è tenuto in ostaggio dal rivale di suo padre, il brutale Amir Asif (Priyanshu Painyuli). Il quale detiene il potere assoluto nei riguardi della città di Dacca. Per l’appunto, la nuova, spericolata missione di Tyler Rake sarà quella di salvare Ovi dalle grinfie dei suoi rapitori, liberandolo soprattutto dal malvagio che lo sta tenendo sotto sequestro. Non sarà difficile per uno specialista come Tyler Rake riuscire a penetrare nel covo dei malfattori, trascinando via il ragazzo dal lugubre e sepolcrale posto infausto in cui è stato detenuto ingiustamente. Però, sarà assai più complesso per Tyler riuscire nell’impossibile missione di affrontare, assurdamente, gli scagnozzi corrotti.
Su questo piccolissimo, innocuo spoiler, non andiamo oltre per non raccontarvi troppo e sciuparvi le belle sorprese che questo film, inaspettatamente, ottimamente realizzato, potrà certamente riservarvi durante la sua scorrevolissima visione.
Disponibile dallo scorso 24 Aprile su Netflix, Tyler Rake è, come appena sopra accennatovi, un robustissimo, adrenalinico action thriller della durata di un’ora e cinquantotto minuti, un film assai movimentato che non lascia un solo attimo di tregua dall’inizio alla fine, coinvolgendo vigorosamente lo spettatore con una sequela impressionante di scene ad alto tasso spettacolare, fra inseguimenti mozzafiato, sparatorie interminabili, esplosioni pazzesche e piani sequenza sconfinati e vertiginosi, memori della saga di John Wick. Sicuramente, leggermente emulativi e derivativi delle riprese in soggettiva in stile Playstation. Un film girato magistralmente, forse carente per quanto concerne l’approfondimento psicologo perfino del suo protagonista (tranne soltanto in una scena cruciale in cui Tyler, in un toccante momento di sua terribile presa di coscienza, confessa il suo passato oscuro ad Ovi).
Un film che vede, in un piccolo ruolo, la partecipazione straordinaria di David Harbour (il mitico sceriffo Hopper di Stranger Things) e, in un cammeo, lo stesso regista Hargrave.
Per quanto girato egregiamente, Tyler Rake sicuramente non piacerà a chi, per l’appunto, predilige film d’azione più classici e forse più ricchi sul piano introspettivo. Poiché, come detto, al di là dell’entertainment frenetico, rocambolesco e spasmodico, oltre all’impressionante direzione coreografica, studiata nei minimi particolari, delle numerosissime, insistite e assai coinvolgenti scene di lotta e dei combattimenti senza esclusione di colpi, Tyler Rake difetta a livello contenutistico. Dunque, a prescindere dalla maestria con la quale Hargrave, al suo primo film, ha orchestrato millimetricamente ogni singola sequenza, Tyler Rake è un film di rapimento e ostaggio piuttosto banale e scarnissimo nei suoi davvero esigui risvolti narrativi, scontati e già visti non so quante volte.
Avremo un franchise come accaduto per John Wick? Il finale è molto, molto ambiguo.
di Stefano Falotico
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