Regia di Vittorio Sala vedi scheda film
A Bangkok, in un museo, è custodito il diamante Montagna di luce, prezioso oltre ogni dire. Ray Master è uno scaltro e abilissimo ladro che ha escogitato il piano perfetto per impossessarsi del gioiello. Ma non è l'unico.
Fra gli anni Trenta e gli anni Cinquanta Vittorio Sala si dedicò ai documentari; negli anni Sessanta decise quindi di sbizzarrirsi con il cinema commerciale e sfornò alcune pellicole 'di genere', prettamente alimentari, come questa Ray Master, l'inafferrabile. Spy story e grande rapina si mescolano nella sceneggiatura del regista stesso e di Vittorio Schiraldi, in una trama sufficientemente avvincente che cerca di tamponare con azione e intrighi - per quanto sia tutto materiale non proprio originale - le carenze di mezzi e di possibilità legate al contesto artistico. Felix Martin è il modesto protagonista; gli altri nomi interessanti nel cast sono quelli di Liana Orfei, Gastone Moschin, Alan Collins/Luciano Pigozzi e del caratterista Attilio Dottesio; anonime o quasi le musiche di Piero Umiliani, per una volta 'fuori forma'. Da segnalare che nel corso di tutto il film il nome del protagonista viene pronunciato "rai": beata ingenuità di quel cinema. Per Sala si tratta dell'ultimo lungometraggio cinematografico a soggetto: seguiranno l'anno successivo una trasposizione per il grande schermo dell'opera di Puccini Il signor Bruschino, quindi un lavoro televisivo (Diritto di cronaca, 1969) e un ultimo documentario (Sport superstar, 1978). 2,5/10.
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