Regia di Mario Maffei vedi scheda film
L'uccisione, in luogo aperto e in pieno giorno, di una spia tedesca scatena le indagini serrate di un collega francese, presente al momento dell'assassinio. L'agente scopre così una pista orientale legata al controspionaggio russo-cinese e destinata a scatenare una nuova guerra mondiale, se non fermata per tempo.
Maffei è stato un modestissimo artigiano del cinema di genere nostrano, in azione con i più disparati incarichi (aiutoregista, sceneggiatore, anche interprete) fra gli anni Cinquanta e gli Ottanta. Questa è una delle sue rare regie, una spy story davvero banale nel suo svolgimento e nella messa in scena; il copione è stato scritto da Vincenzo Flamini, Carlo Gualtieri, Albert Kantoff e dallo stesso Maffei, prendendo spunto da un romanzo - sconosciuto certo non per caso - di Jean Laborde dal titolo Caline Olivia: si tratta di una vicenda in cui si mescolano in maniera piuttosto grossolana azione, tensione, intrighi internazionali e violenza da fumetto (gran raffiche di mitra a casaccio qua e là, morti ammazzati che si gettano a terra e crepano all'istante, senza una goccia di sangue). Neppure dal punto di vista del cast la situazione si fa brillante: gli interpreti principali sono Margaret Lee, Peter Carsten, Roger Hanin, Claude Dauphin, Elga Sommerfeld, Ugo Pagliai, Ennio Balbo; attori non esaltanti - i cui cognomi rivelano la co-produzione fra Italia, Francia e Germania - per una storia altrettanto impacciata e priva di mordente. Le musiche di Bruno Nicolai sono puro mestiere, ma quantomeno, in una situazione così traballante, danno l'idea che ci fosse qualcuno che sapesse il fatto suo. 2,5/10.
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