Regia di Mario Maffei vedi scheda film
Ringo, finito in prigione, conosce il bandito Braccio Rotto, autore di numerosi assalti alle diligenze. Una volta carpite le informazioni necessarie per recuperare il cospicuo bottino di quest'ultimo, Ringo evade e parte alla volta del tesoro. Ma dovrà vedersela con gli scagnozzi di Braccio Rotto.
A lungo assistente di Mario Monicelli (era anche sul set de I soliti ignoti, 1958), Mario Maffei nel corso degli anni Sessanta realizza qualche regia in proprio, fra le quali compare questo scalcinato spaghetti western dalle poche pretese. Già dal titolo ci si rifà a Una pistola per Ringo di Duccio Tessari, successo di botteghino del 1965, eppure il Ringo di questa pellicola non ha nulla a che fare con il personaggio interpretato, per Tessari, da Giuliano Gemma; la sceneggiatura dello stesso Maffei non brilla per originalità e il suo far west sembra più spaventoso a parole che nei fatti concreti (basti pensare alle stragi e ai litri di sangue versati in titoli coevi, per es. in Django di Sergio Corbucci). Ulteriore dettaglio negativo, nel cast di La grande notte di Ringo compaiono pochi volti interessanti e/o di habituè del filone, di quelli capaci di caratterizzare un film con la loro sola presenza in scena: oltre a William Berger e ad Eduardo Fajardo, i nomi più celebri sul cartellone sono quelli di Adriana Ambesi e di George Rigaud: pochetto. I dialoghi sono spesso poco verosimili e l'azione non è molta: francamente, come spaghetti western si era già visto e si vedrà di meglio in seguito, anche senza grossi sforzi. 2/10.
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