Regia di Julien Temple vedi scheda film
Vita, breve ma intensissima, di Jean Vigo, figlio del grande anarchico (suicidatosi in prigione) Miguel Almereyda, e primo grande regista indipendente della storia del cinema, morto nel ‘34 a soli 29 anni e responsabile di tre capolavori (fotografati da Boris Kauffman, fratello di Dziga Vertov) quali “A propos de Nice” (‘30), “Zero in condotta” (‘33) e “L’Atalante” (del ‘34, diventato un cult in Italia grazie alla sigla della trasmissione di Raitre “Fuori Orario” che riprende la meravigliosa sequenza sott’acqua). Dal sanatorio - dove fu ricoverato perché minato dalla tubercolosi - alla grande storia d’amore con Lydu, la donna della sua vita. L’inglese Julien Temple (“Absolute Beginners”) pur avendo a disposizione una materia esplosiva, non riesce a sfruttare completamente le potenzialità di una storia incredibile e ad alto tasso emozionale. Ma “Vigo” va visto e, soprattutto, conosciuto dai giovani che, fino ad ora, non hanno mai avuto l’occasione di incontrarlo. Superbi i due protagonisti: negli occhi di James Frain c’è la giusta luce di follia creativa; nello sguardo e nel corpo di Romane Bohringer i motivi della passione del suo amante.
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