Regia di Nadav Lapid vedi scheda film
FESTIVAL DI CANNES 74 - CONCORSO In famoso regista israeliano di cui conosciamo solo l'iniziale del nome, ovvero Y, che sta vivendo un periodo di tensione a causa delle precarie condizioni di salute della madre, sceneggiatrice e fonte di ispirazione di molti tra i suoi lavori, si reca un po' recalcitrante ad un invito presso un paese di 3000 anime affacciato sul deserto, ove una intraprendente direttrice della biblioteca intende proiettare un suo film seguito ad un dibattito-intervista.
Ma la burocrazia del posto gli imporrà di firmare un pass che lo potrebbe limitare nelle dichiarazioni che il regista potrà rendere nella presentazione del suo scottante film incentrato sul destino di un soldato israeliano ferito ed imprigionato pochi anni prima.
Tra dolore personale per una prossima perdita che si sentirà anche sotto il profilo professionale, oltre che affettivo, e gli attriti che si creano con il pubblico che accorre a prendere visione del suo film, l'opera del talentuoso regista dell'Orso d'Oro Synonimes si rivela tecnicamente ineccepibile, sin ardita nelle sue riprese movimentate e nervose, ma sempre ben calibrate, ma deludente nel delirio incerto ed artificioso che contraddistingue gli incontri ed i rapporti del cineasta durante il suo tormentato viaggio.
Lapid ama le donne e le vede e pretende tutte belle e spigliatissime a tener testa all'orgoglio intransigente di un uomo sofferente ma anche irrisolto e un po' fazioso, perso nel suo delirio esistenziale e morale che deriva da troppe contraddizioni che si combattono intimamente, secondo un processo che è difficile seguire empatizzandone i tormenti... Come il film, del resto, che lascia interdetti, spiazzati, ammirati solo dal punto di vista della ammirabile tecnica di direzione e ripresa.
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