Regia di Mia Hansen-Løve vedi scheda film
Chris e Tony sono una coppia di registi al lavoro su un nuovo film. L'ispirazione li conduce in modo talmente forte verso Ingmar Bergman che i due decidono di recarsi sull'isola di Faro, in Svezia, dove il Maestro visse per lunghi anni e dove le sue tracce sono tuttora evidenti. Giunti sul posto, Chris e Tony cominciano a fantasticare sui loro personaggi.
Mia Hansen-Love ha esordito giovanissima come regista e, classe 1981, a 40 anni tondi si ritrova a dirigere il suo settimo lungometraggio, vale a dire questo Bergman island, tradotto in italiano con il solito svolazzo logico superfluo Sull'isola di Bergman. Un'opera matura, essenziale nella scrittura – la sceneggiatura è firmata dalla stessa Hansen-Love - e di discreto impatto visivo, nella quale lo sviscerato amore per il Maestro svedese è comunque ben dosato e non toglie nulla alla tenuta narrativa. Ingmar Bergman è il protagonista occulto, mentre l'isola di Faro, dove il cineasta visse buona parte della sua vita in una sorta di umile ritiro, è al centro delle vicende sin dal titolo; godibili i numerosi riferimenti alla vita e alle pellicole di Bergman, che comunque non disturbano la visione del pubblico meno ferrato in materia. La svolta più interessante arriva verso la metà del lavoro, quando il film-nel-film (il film che i protagonisti stanno scrivendo) comincia a svilupparsi e a prendere piede sullo schermo, in parallelo alle faccende del film vero e proprio. Azzeccata la scelta di Tim Roth (per forza), Vicky Krieps, Mia Wasikowska e Anders Danielsen Lie come elementi centrali del cast. Forse due ore di durata sono un filo eccessive. 6,5/10.
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