Trama
Per scrivere le sceneggiature dei loro film in uscita, una coppia di cineasti si ritira durante l'estate su un'isola che è stata d'ispirazione per il maestro Bergman. Mentre la stagione e i copioni avanzano, i confini tra realtà e finzione inizieranno a confondersi.
Curiosità
LA PAROLA ALLA REGISTA
"Credo nella forza dei paesaggi e questa è una delle cose che mi ha portato sull'isola di Fårö. Stranamente, questo tipo di paesaggi svedesi mi ricordano quelli dell'Alta Loira, in cui ho girato Un amore di gioventù. Associo la felicità che ho provato a Fårö con i ricordi della mia infanzia e della mia adolescenza, sebbene i paesaggi in cui sono cresciuta sono molto diversi. Condividono però un lato selvaggio, preservato e segnato da un silenzio che invita alla meditazione e che ha segnato inevitabilmente il mio immaginario.
La natura è sempre stata per me fonte di ispirazione. Il piacere e l'emozione suscitati dallo spettacolo della natura possono essere facilmente combinato con la traiettoria di un personaggio e diventare un motore del racconto stesso. Un paesaggio può darmi il là per una nuova storia, soprattutto se lo percepisco come infestato. Questo è stato il caso di Sull'isola di Bergman: mi sono sentita subito catturato dallo spazio fisico di Fårö e da quello interiore e psicologico che comportava.
Sull'isola di Bergman è un film doppio: da un lato, è un film sull'amore per il cinema, soprattutto di Bergman; dall'altro lato è invece un film su una doppia storia d'amore. Nulla è stato deciso prima a tavolino: è venuto per caso e ha preso piede quasi da solo. Sull'isola di Bergman potrebbe essere il primo mio film che si è scritto "tutto da solo", senza quella sofferenza a cui associo il processo di scrittura. Ho avuto la sensazione che si fossero aperte porte chiuse fino a quel momento ed era l'isola che lo permetteva. Per la prima volta, mi sono sentita libera di muovermi in maniera ludica tra diverse dimensioni, tra passato e presente, tra realtà nella finzione e finzione nella realtà. Il tutto poi riportava sempre a due temi che convergevano: quello della coppia e quello dell'ispirazione. In una coppia di registi, quanta solitudine deve esserci e quanta complicità? Da dove viene l'ispirazione per la scrittura? Come trova la strada per trasferirsi su una pagina di sceneggiatura? Da tempo avevo voglia di fare un film su questo tema ma è stato solo quando ho deciso di portare la coppia di registi a Fårö, nei paesaggi e nel mondo di Bergman, che il progetto ha preso vita. Ed è lavorando sul posto, stando in una delle case di Bergman e sperimentando in qualche modo il film che stavo cercando di scrivere, che tutto ha preso forma. Si intrecciano così due differenti parti, un film nel film, quello di un amore giovanile che non riesce a finire e quello della scrittura della regista Amy. Tutto ciò che vediamo non sappiamo a quale parte appartiene, se è passato o futuro, se è accaduto realmente o è un sogno. Tale confusione riflette bene il mio processo di scrittura. A volte, ho l'impressione che fare film mi permetta di ricreare ricordi che tendono a sostituire la realtà che li ha ispirati.
E perché proprio a Fårö? A causa di Bergman, ovviamente. Una decina di anni fa, ho cominciato ad appassionarmi alla sua opera e alla sua vita. Ed inevitabilmente sono stata attratta quasi magneticamente dall'isola. Bergman vi ha realizzato alcuni dei suoi film più famosi e vi ha vissuto l'ultima parte della sua vita. In mezzo al mar Baltico, lontana da tutto e da tutti, incarna un ideale che è al contempo spaventoso e attraente, austero ed esilarante... è il luogo di quell'integrità artistica assoluta che associo a Bergman. Dopo la morte del regista nel 2007, è stato pubblicato un volume per l'asta delle sue proprietà e di tutto ciò che contenevano (aveva deciso Bergman stesso di mettere tutto all'asta, dal momento che era quasi impossibile dividere i suoi beni tra i nove figli). Me lo ritrovai tra le mani: c'erano le foto dei suoi quadri, delle stanze in cui aveva vissuto, degli oggetti che aveva usato tutti i giorni. Non toglievano nulla al potere del fascino del suo lavoro, anzi: ogni cosa, anche la più banale, accresceva l'aura e il mistero intorno all'isola, segnata dal suo lavoro e dalla sua presenza. E accresceva anche la mia voglia di avventurarmi in quei luoghi... Per fortuna, l'eredità di Bergman non è andata dispersa. Un uomo d'affari norvegese ha acquistato tutto in extremis e ha riportato ogni cosa nelle sue case, e ha creato con Linn Ullmann, la figlia di Bergman e Liv Ullmann, una fondazione che consente, così come voleva il regista, ad artisti o ricercatori di risiedere in una delle sue case per sviluppare un progetto, senza alcun obbligo di collegamento con la sua opera. Per quanto ne so, sono l'unica che finora ha lavorato lì su una sceneggiatura direttamente collegata a Bergman".
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Commenti (2) vedi tutti
Vicky Krieps sempre più brava una gamma di espressioni meravigliose.
leggi la recensione completa di claudio1959Quasi un omaggio al maestro costruendo un film nel film,ben recitato....su atmosfere Bergmaniane....promosso e da vedere,come l'isola di Faro....
commento di ezio