Regia di Amos Gitai vedi scheda film
VOTO : 6/7.
Pellicola difficile che mette in scena uno spaccato della società israeliana, cercando di mischiare le carte a sua disposizione e quindi utilizzare un metro linguistico inusuale per i film di ambientazione medio orientale.
Il protagonista è un giovane che vive una vita in apparenza normale a contatto con tutti i particolari piacevoli e meno di un individuo qualunque; si potrebbe dire che come lui ce ne sono milioni nel mondo, ma la realtà che lo circonda non è certo quella più usuale per la maggior parte delle persone.
E l’evidente contrasto, tra la volontà di vivere una tranquilla normalità e l’impossibilità di avere una distesa e serena coesistenza tra realtà così diverse, è l’elemento che contraddistingue il film che per questo può essere valutato come coraggioso (perché in fondo va oltre i soliti temi a riguardo), oppure come superficiale (quando si affronta un tema senza tempo così spinoso, può risultare fuori luogo concentrarsi sui singoli rapporti tra gli individui).
L’equilibrio tra i punti di vista è forse sottile e questa non è una tra le migliori opere del regista (vedi “Kadosh” tra quelli che ho visto), ma secondo me si merita comunque un plauso per aver gettato uno sguardo diverso su un mondo tanto lontano dal nostro, ma in fondo, per certi versi, anche vicino, almeno nei desiderata, al nostro.
Controverso.
VOTO : 6/7.
Si prende dei rischi, ma ha in ogni il caso il merito di aver detto la sua, senza comunque, secondo me, ignorare la realtà.
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