Figlio di un arabo israeliano e di un'ebrea, l'ipocondriaco Moshe vive dalla nascita un tragicomico senso di non appartenenza: il padre lo chiama Moussa, la madre Moshe e qualcun'altro Mosh. L'uomo conduce una vita ondivaga tra una moglie, la splendida amante Grisha che divide, a sua insaputa, col suo migliore amico Jule e il lavoro di panettiere. Attorno a lui è d'obbligo ignorare una situazione politica difficile, in cui la pacifica convivenza tra arabi e israeliani è ancora una chimera.
Note
Presentato a Venezia nel 1998 il film, seconda puntata di una trilogia sulla società israeliana di oggi, tenta di mescolare una narrazione da family film tipicamente americana con uno sguardo europeo.
VOTO : 6/7.
Pellicola difficile che mette in scena uno spaccato della società israeliana, cercando di mischiare le carte a sua disposizione e quindi utilizzare un metro linguistico inusuale per i film di ambientazione medio orientale.
Il protagonista è un giovane che vive una vita in apparenza normale a contatto con tutti i particolari piacevoli e meno di un individuo… leggi tutto
Siamo finalmente sulla strada buona una play al giorno con la mia voce si intona sta dando i suoi frutti, c'è spazio per tutti belli e antipatici, simpatici e brutti, c'è aria di rinnovo se qui spesso mi…
VOTO : 6/7.
Pellicola difficile che mette in scena uno spaccato della società israeliana, cercando di mischiare le carte a sua disposizione e quindi utilizzare un metro linguistico inusuale per i film di ambientazione medio orientale.
Il protagonista è un giovane che vive una vita in apparenza normale a contatto con tutti i particolari piacevoli e meno di un individuo…
Premessa. Non è un film "facile". E non lo è, a mio avviso, proprio perchè si rischia, cercando sempre qualche significato recondito, di perdere invece l'essenza del film che è quella di trasmettere una vita "normale" all'interno della drammatica realtà israeliana-palestinese. Ecco quindi la storia di un uomo che passa attraverso situazioni definibili ordinarie in qualsiasi altro posto ma…
Dal 1993, anno in cui ha interrotto il proprio esilio, Amos Gitai si è dedicato con passione a un progetto: raccontare la società israeliana di oggi attraverso un trittico di cui “Giorno per giorno” è il secondo episodio. Dopo “Devarim” ambientato a Tel Aviv e presentato a Venezia nel 1995 e prima di “Kadosh” visto recentemente a Cannes, “Giorno per giorno”, si serve dello…
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