Regia di Coline Serreau vedi scheda film
Si comincia con un equivoco: in casa di tre scapoli si attende la consegna di un pacchetto dal contenuto misterioso, e nello stesso giorno viene lasciata sul pianerottolo una culla con dentro una bambina e un biglietto che la affida al padre (uno dei tre, un donnaiolo che fa lo steward e al momento è assente). La prima parte è scoppiettante, piena di ironia nel raccontare l’impatto terrificante dell’ingresso non preventivato di un neonato sulla vita di un single: appartamento ridotto a un campo di battaglia, vita sociale azzerata, impossibilità di lavorare con calma; c’è anche una sottotrama (inessenziale, ma spassosa) in cui i nostri devono destreggiarsi fra polizia e spacciatori di droga, tutti alla ricerca del pacchetto di cui sopra. Quando Dussollier torna alla base, il tono diventa inaspettatamente malinconico e meditativo: i tre cominciano a prendere gusto alle responsabilità di cui si erano fatti carico forzatamente, sviluppano un bizzarro senso di paternità e, quando riescono a recuperare l’agognata libertà, sentono che non ha più lo stesso sapore; per la prima volta in vita loro arrivano a vagheggiare una famiglia, o almeno un suo surrogato (quello che viene fatto intravedere nell’ultima scena). Una commedia popolare, che sa cogliere (e forse addirittura anticipare) con leggerezza tutta francese lo spirito dei tempi: il superamento dell’edonismo, la perdita delle certezze nella distribuzione dei ruoli familiari.
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