Regia di Fritz Kiersch vedi scheda film
Il periodo migliore del moderno cinema horror americano corre, secondo me, tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta. A partire da Non aprite quella porta (è vero, qualche anno prima c'erano stati film come La notte dei morti viventi e L'ultima casa a sinistra, ma all'epoca furono opere più isolate), si ha una serie di prodotti a costo basso o contenuto e ad alto tasso di originalità, tanto da fornire lo spunto a innumerevoli seguiti e rivisitazioni. Citando a memoria, mi vengono in mente Ballata macabra, Halloween, Venerdì 13, Fog, La casa, Poltergeist e Nightmare, per non parlare di Shining.
Anche questo Grano rosso sangue si inserisce con dignità nel filone, pur non essendo esattamente un prodotto originalissimo. I suoi predecessori si possono infatti ritrovare in film quali Il villaggio dei dannati, ma anche in The Wicker Man o nel film spagnolo Ma come si può uccidere un bambino? (1976). Figurativamente il film di Fritz Kiersch si ispira alla pittura del gotico americano, soprattutto per quanto riguarda la figura di Isaac, ma anche al sopra citato The Wicker Man, relativamente ai macabri riti agresti. L'innocenza e la crudeltà sono da sempre caratteri connaturati all'infanzia e l'invenzione migliore di Grano rosso sangue è averli accentuati al parossismo. Merito del sincretismo culturale che ha fatto di Stephen King (autore del romanzo alla base del soggetto) uno degli scrittori più celebrati - e probabilmente il più ricco - d'America. Che nella figura del piccolo Isaac e della sua congrega di adepti vi sia una macabra parodia dell'America delle sette e dei predicatori ambulanti e televisivi mi sembra abbastanza chiaro. Peccato che il regista non sappia sempre rifuggire dagli stereotipi del genere, fino ad una conclusione troppo baracconesca.
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