Regia di Niki Caro vedi scheda film
La regista Niki Caro per il suo esordio, che mette in primo piano la sensibilità, il dolore e la lunga elaborazione del lutto di una giovane vedova, sceglie, in modo esplicito, due modelli forti del cinema di oggi: Jane Campion e il Lars Von Trier de “ Le onde del destino”. L’amore, la natura, la disperazione sono una triade tematica e figurativa capace di schiantare e banalizzare ogni racconto e la regista si perde, soprattutto nelle scene di allucinazione, di folle attesa di un segnale dall’oceano e di veglia a un ideogramma tracciato dal marito in una grotta. Molto più riusciti e densi la preparazione alla catastrofe emotiva e il rientro a Tokyo. Keiji e Sayo decidono di sposarsi e di fare il viaggio di nozze in Nuova Zelanda, lontano da Tokyo, e dalla madre di Keiji, contraria al matrimonio. La coppia attraversa il paese sconosciuto, in compagnia di un gruppo di turisti. Paesaggi e camere d’albergo, riprese video e tentativi falliti di fare l’amore, disagio e desiderio, silenzi e pensieri che fluttuano. Inattesa, arriva la morte (un suicidio, un incidente?) e il ritorno a casa: i vecchi filmini familiari, il funerale buddhista, le condoglianze dei colleghi d’ufficio, il lungo e disperato bacio dato al finestrino della metropolitana.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta