TAORMINA FILMFEST 66- CONCORSO LUNGOMETRAGGI - PREMIO AL MIGLIOR ATTORE BAKHTIAR PANJEI
Un mite insegnante curdo arrivato da poco ad abitare e lavorare in una città iraniana, viene erroneamente associato alla misteriosa presenza di un'auto perennemente parcheggiata nel quartiere ove abita l'uomo assieme al padre malato, suscitando sospetti da parte dei commercianti e degli abitanti dell'affollato quartiere tutto attorno.
Finisce così che l'uomo, già di per sé piuttosto contrariato nel constatare certe cattive abitudini e l'opportunismo, per non dire proprio di atteggiamento connivenza in uso tra studenti raccomandati e professori sin troppo propensi ad indulgere nei loro confronti, diviene oggetto di una forma di persecuzione che finisce per dimostrarsi sempre più snervante per l'onesto uomo, isolato da una società già piuttosto propensa ad ostentare diffidenza, ed ora motivata sempre più nell'attribuire all'uomo la responsabilità di quella costante ed enigmatica presenza incognita.
Primo lungometraggio di fiction del regista iraniano Nader Saeivar, nato a Tabriz nel 1975, Namo - The alien è un film che ci scaraventa dalla parte della massa dubbiosa che non può non insospettirsi di fronte alla visione di due individui perennemente chiusi in macchina che parlano e complottano di chissà che cosa, mentre in cielo solcano rumorosi elicotteri e voli aerei sempre più frequenti.
Normale che i sospetti si rivolgano sull'ultimo arrivato, uomo pacifico e semplice, insegnante precario che arrotonda facendo il tassista, mite certo, ma per nulla disposto a scendere ai sordidi compromessi che invece trovano atteggiamenti di incoraggiamento presso diversi suoi colleghi di ruolo.
Da quel momento una serie di circostanze scatena nella gente una fantasia destinata a divenire una supposizione che si trasforma in realtà, rendendo la vita impossibile ad un uomo onesto, tutto proteso a mantenere la propria famiglia e a curare un padre malato di Alzheimer, sul cui passato di uomo militante in politica non passano inosservate certe gratuite illazioni costruite per rendere ancor più fondati certi sospetti di fatto immotivati.
Il film è scritto bene e lascia una inquietudine palpabile nello spettatore, vittima pure lui di un dubbio che diviene sempre più attanagliante, e che lo stesso vorrebbe non poter disperdere intuendo qualcosa di concreto che invece sfugge alla grossolanità crudele e sommaria del quartiere.
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