Regia di David Prior vedi scheda film
Tutto ha inizio a metà degli anni '90, quando un fatto inspiegabile occorre a quattro giovani alpinisti impegnati ad affrontare un arduo cammino in Buthan.
La caduta di uno die quattro entro un crepaccio lo espone all'influenza maligna di un mostruoso scheletro umanoide dotato di molti arti, che lo svuota al punto da renderlo un essere incosciente che sa solo ripetere senza tonalità la seguente agghiacciante frase: "Se mi tocchi, morirai".
Le torve parole si rivelano più che premonitrici, in quanto tutti e tre i compagni poco dopo periranno in circostanze violente e senza una logica spiegazione.
Oltre vent'anni dopo, troviamo un investigatore ex poliziotto finito in disgrazia dopo la morte di moglie e figlio in un incidente, venire coinvolto nell'indagine sulla sparizione misteriosa di una giovane amica, che ha lasciato come unico indizio una frase scritta col sangue di un animale, in cui collega la sua sparizione alla presenza di una misteriosa entità chiamata "l'uomo vuoto".
Sulla pelle di molte tra le vittime che l'investigatore incontrerà durante la sua complessa indagine, l'uomo si troverà coinvolto nei meandri di una setta che crede nell'esistenza di un fisco messia che condiziona e svuota le menti, cibandosi della personalità delle sue vittime, svuotare nello spirito ancor prima che straziate nel fisico.
Alla base di tutto quel diabolico credo, il concetto che "la ripetizione è la morte del significato", perché svuota di contenuto ogni concetto man mano che lo stesso viene pedissequamente recitato e privato dei suoi concreti attributi argomentali. Nella terza parte del film, uno spettatore facilmente un po' perplesso e disorientato verrà condotto a comprendere come l'entità maligna stia cercando un nuovo adepto per sostituirlo allo scalatore che per primo permise al demone di venire a contatto con la fragilità umana, divorandone i contenuti.
Affascinante, complesso, cervellotico, confuso ma di forte appeal, l'ambizioso film d'esordio di David Prior rende il suo autore un personaggio interessante e da tenere d'occhio per il prossimo futuro.
Il film, tratto da una omonima graphic novel, si avvale di una sceneggiatura lambiccata che spesso disorienta e non permette allo spettatore di comprendere molti collegamenti, parte dei quali comunque verranno chiariti nel finale aperto e sconcertante a cui la controversa vicenda condurrà.
Certo il film, travestito sotto la tipica veste del prodotto di genere, tenta, ed in parte riesce, a far discutere o pensare alla valenza che certe sette possono esercitare su una umanità sempre più vulnerabile ed insicura, predisposta ad avvalersi di santoni e leader in grado di guidarli verso soluzioni o derive apparentemente più appaganti e seducenti dopo una esistenza trascorsa su binari virati verso una routine demoralizzante, o verso baratri agevolati da lutti o disavventure difficili da elaborare. Buona e di rilievo la prova attoriale del valido protagonista, interpretato con convinzione da James Badge Dale, già intravisto da comprimario in molte produzioni a stelle e strisce anche a largo budget.
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