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Il corridoio della paura

Regia di Samuel Fuller vedi scheda film

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claudio1959

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il corridoio della paura

di claudio1959
8 stelle

Gli Dei rendono folli coloro che vogliono perdere. Questa è la citazione da Euripide che apre e chiude il film: una storia di brutale pazzia. John Barrett/ James  Best è un giornalista che ha deciso di compiere un’inchiesta facendosi internare, simulando di essere malato, in un manicomio dove è stato compiuto un omicidio. Durante il tempo che Barrett trascorre nell’ospedale con un accurata indagine e interrogando le tre persone che hanno assistito al delitto scopre la verità. Riesce a far confessare l’infermiere che si è macchiato del delitto ed il suo articolo gli frutta il famoso premio giornalistico Pulitzer, ma questo gli costa un prezzo troppo alto da pagare: la sua stessa salute mentale. Il corridoio della paura e’ principalmente un film sull’odio. Viviamo, perché amiamo odiare, e’ la nostra ragione di vita. Ci sarà sempre qualcuno che si farà istigare dai fomentatori dell’odio, seguendoli in modo malsano. Film ambientato internamente in un manicomio, anticipa ma in modo diverso il famoso film del 1974 di Milos Forman: Qualcuno volo’ sul nido del cuculo. Il film di Forman e’un dramma, un film che denuncia le condizioni e le vessazioni nei manicomi, mentre Fuller inserisce un thriller nella storia psicologica. Il giornalista nello sviluppo del film scopre tutti i dettagli che hanno portato all’omicidio del paziente. Il manicomio e’ descritto come un luogo orribile , le mura sono le vere protagoniste del film, perché il film si dipana per intero al suo interno. Ci sono i malati di mente, gli infermieri sadici che trattano in modo disumano i malati. Molto impressionante la scena dell’elettroshock e la camicia di forza che fanno precipitare Barrett nel tunnel nero della pazzia. Il corridoio dove i poveri malati hanno l’occasione di socializzare e parlare tra di loro resta  il luogo cardine della narrazione, comprese le stanze ed i vari reparti. Il cinema di Fuller e’ di pancia esagerato e cruento, un vero autore di un cinema alternativo, non sottomesso alle grandi case di distribuzione. Nel Corridoio della paura c’è un eccesso di violenza, però necessaria, per lo sviluppo corretto della storia. Molto forti le scene di scontri tra pazienti ed infermieri, disturbante soprattutto la scena dell’aggressione di Barrett da parte di donne malate ninfomani, durissimo il finale, quando il protagonista lotta in modo selvaggio con l’infermiere assassino. Oltre alla violenza fisica, viene resa anche la violenza psichica, che a volte esplode in un modo inumano. Il corridoio della paura crea disagio in modo voluto, perché è una messinscena della paura di impazzire, insita in ogni essere umano. Fuller punta molto sui primi piani, suoi volti stravolti dalle allucinazioni dei pazienti. Una storia di folli, che diventa folle ed ingestibile, per questo fa paura. In questa storia si parla anche di incesto anche se fittizio, con l’immaginaria sorella, in realtà la ragazza del giornalista una grande Constance Towers, già apprezzata in Soldati a cavallo, ottimo western con John Wayne. Il film è uno sguardo cinico, oltre che larvatamente critico sulla psichiatra e la psicanalisi, vengono toccati anche i temi del razzismo, che vengono alla luce dai racconti dei malati interrogati da Barrett. Lo stile del film è sperimentale. Il Corridoio della paura e’ fotografato in un cupo e magnifico bn, ci sono a volte squarci di luce improvvisa, che tagliano il buio come una lama affilata, la colonna sonora e’ oppressiva ed angosciante, ci sono anche delle scene a colori, sono inserti che vogliono ricreare le allucinazioni dei malati. Un film di contenuti e forma, fino al finale che pone una domanda fondamentale, fino a dove e quando , si può rischiare la mente umana, riuscendo a controllarla. Il Corridoio della paura ci insegna, che non si può andare troppo oltre, se no si fa la fine del protagonista, che vince il premio, ma a quale terribile prezzo ? 

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