Regia di Samuel Fuller vedi scheda film
Film ancor oggi sconvolgente, per il linguaggio visionario, allucinato, delirante della regia di Fuller e per la ferocia della sceneggiatura. E’ una riflessione nevrotica sulla sottile linea che divide la realta’ dalla messinscena, la sanita’ mentale dalla follia. Ma e’ anche un apologo morale sull’ambizione e sul fallimento, in cui passa un’aspra critica al carrierismo e (trasversalmente) una profonda disquisizione sui mali dell’America degli anni 60 (tra guerra fredda e disordini razziali). A livello di indagine psicologica, e’ un film a dir poco disturbante, che rompe ogni ritegno e si getta in un abisso di perversioni. A evitare ogni esibizionismo e ogni sensazionalismo e’ l’accorta regia, sempre abile nel gestire l’ambiguita’ su cui si basa la vicenda e nel controllare gli effetti di ogni risvolto straniante, evidenziandone la qualita’ grottesca. Il protagonista non e’ un antieroe, e’ qualcosa di peggio: e’ un personaggio che non permette allo spettatore alcun tipo di identificazione, in quanto non da’ alcun punto di riferimento. Un film imperdibile.
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