Regia di Luigi Scattini vedi scheda film
Un fotografo di Ferrara conosce una modella africana in Egitto; porta la bella ragazza in Italia e la sposa contro il volere dei genitori. La coppia viene investita da malignità razziste e ben presto di disgrega, proprio quando stava per arrivare un figlio.
L'intento della pellicola è ovviamente antirazzista, ma vista qualche decennio dopo pare decisamente inefficace da tale punto di vista, anzi: rischia ripetutamente di risultare controproducente, ovverosia scopertamente razzista. Questo perchè sono mutati i canoni del politicamente corretto - o, meglio, sono spuntati dal nulla, come funghi infestanti - e tutti i luoghi comuni che ne La ragazza fuoristrada facevano innocentemente parte del background culturale italico del 1973 sembrano oggi offensivi. Quelli che invece lo erano già all'epoca, naturalmente, non hanno affatto perso la loro valenza maligna e inopportuna. Considerato ciò, comunque, il lavoro di Luigi Scattini non assolve con successo alcuna altra funzione: nè quella artistica, essendo l'opera evidentemente realizzata con mezzi modesti, nè quella meramente narrativa, di intrattenimento puro, poichè il valore della storia in sè è davvero poca cosa; a dirla tutta è scarsamente interessante anche dal profilo pruriginoso, permeata com'è di un erotismo blando e inefficace, fatto di qualche coscia in libertà e qualche seno al vento, con accoppiamenti rari e piuttosto casti. I due protagonisti, Luc Merenda e Zeudi Araya, soffrono dello stesso problema: bei fisici, bei volti, ma poca resa sullo schermo; altri interpreti: Martine Brochard, Caterina Boratto, Guido Alberti, Tony Kendall, Franco Ressel e Giacomo Rossi Stuart, che figura anche come aiuto regista. In fase di sceneggiatura Scattini viene aiutato da Leo Chiosso (il paroliere, qui anche al fianco di Piero Umiliani in tale ruolo, per la valida colonna sonora) e Gustavo Palazio. 2,5/10.
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