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Zanna Bianca

Regia di Lucio Fulci vedi scheda film

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La recensione su Zanna Bianca

di giurista81
6 stelle

Sulla scia del successo riscontrato da Il Richiamo della Foresta (1972) di Annakin, tornano di moda le storie di Jack London. Alla regia, piuttosto curiosamente, troviamo Lucio Fulci, definito Il Terrorista dei Generi. Il romano, non a caso, confeziona un film che ha elementi propri del film per regazzi (su tutti il cane Zanna Bianca che, più che un lupo, è un pastore tedesco) e altri di una tipologia di film più in linea alle pellicole che all'epoca girava il buon Lucio, ormai lanciato nel thriller e prossimo a calarsi nell'horror. Il suo Zanna Bianca è un adventure movie in terra canadese (tra le giubbe rosse figura in un cammeo Maurice Poli, il capobanda in Cani Arrabbiati di Bava) con qualche rara concessione al western (l'epilogo con Steiner armato di colt) che affonda in sequenze assai crudeli, in cui assistiamo a combattimenti, nel vero senso della parola, all'ultimo sangue tra cani e anche tra cane e orso. La struttura generale è quella che funge da corollario agli spaghetti western con un bullo, il solito Steiner, che tiene sotto scacco l'intero paese di minatori con la menzogna e la minaccia, arricchendosi in vista della fuga finale per sottrarsi al linciaggio popolare.

Zanna Bianca fa tenerezza e fa soffrire più lo spettatore che il suo piccolo proprietario (un indiano che ha perso il padre, assassinato con una coltellata). Cane generoso, combattivo, segue il suo padrone sottoponendosi a pericoli continui, fino a sfidare il mare che tenta di guadare per raggiungere un piroscafo salvo poi rischiare di affogare in preda alla fatica. Caratterizzato quale animale dotato di poteri superiori a quelli che sarebbe logico attendersi (previene pure un tentato omicidio), si comporta in un modo tale che fungerà da base ispiratrice, tra gli altri, per il Commissario Rex.

Grandissimo cast artistico per una produzione a budget superiore rispetto alla media dei film affidati a Fulci. Al fianco di attori in auge quali Franco Nero, Rey e Raimund Harmstorf (per una volta nei panni di un buono), ci sono anche Virna Lisi (odioso il suo personaggio che, cercando di fare del bene finisce per innescare involontariamente ogni disgrazia) e John Steiner (in un ruolo cucito sulle sue interpretazioni). Non c'è un vero e proprio protagonista. La sceneggiatura è costruita in virtù di una serie di storie, all'apparenza parallele, che poi si intrecciano tra loro. Franco Nero non riesce a ripetere, complice il personaggio (è un giornalista), le performance rese nel western e nel poliziesco e, alla fine, non lascia un gran segno. Meglio Steiner che inizia sempre più a specializzarsi in ruoli da villain, che riprenderà in Mannaja di Sergio Martino, in un episodio della serie Big Man di Steno (Boomerang nei panni di Zebra, ex colonnello deviato dei servizi segreti militari) e ne I Due Carabinieri di Verdone.

Bene al botteghino, avrà un sequel diretto dallo stesso Lucio Fulci e una serie di epigoni per le regie di Umberto Lenzi e soprattutto Tonino Ricci (qua aiuto regista), Alfonso Brescia e Baldanello.

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