Regia di Wes Anderson vedi scheda film
Finta città francese del XX secolo il fondatore ed editore del The French Dispatch, Arthur Howitzer jr, muore. Gli affranti collaboratori si riuniscono per scriverne il necrologio. Sarà l’occasione per ricordarlo attraverso quattro racconti che riprendono altrettanti articoli scritti dai quattro giornalisti di punta della rivista: un diario di viaggio. In biciletta, in alcune delle zone più squallide della città, la biografia di un pittore improvvisato e folle, la cronaca di una rivolta studentesca e una vicenda che parte da una tavola imbandita e finisce in rapimento.
Quanto può essere sfruttato lo stile a discapito della buona riuscita di un film? E soprattutto perché esasperarne l’utilizzo fino a creare una pellicola soporifera e poco piacevole? Diretto e sceneggiato da Wes Anderson, The French Dispatch pecca di presunzione pensando forse che la messa in scena e la fotografia possano salvare una pellicola dal baratro della noia. Ma, ovviamente, non è così.
Nonostante la bellissima e coinvolgente fotografia del geniale Robert Yeoman e le conturbanti inquadrature a cui Anderson ci ha abituato le pecche sono più che evidenti. La narrazione prolissa e dettagliata che si sussegue di protagonista in protagonista diventa uno sproloquio interminabile a cui lo spettatore fa fatica a sottostare senza assopirsi qui e là durante la visione. Per quanto Wes abbia dichiarato di aver voluto dare volto al suo amore per il mondo del giornalismo e per il cinema francese, sua passone da sempre, il desiderio di portare a compimento un progetto così intimo e personale ha finito per creare con lo spettatore una distanza incolmabile.
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