Regia di Wes Anderson vedi scheda film
Il French Dispatch è una rivista che parla di attualità francese destinata ai lettori americani; tra l'inizio del Novecento e gli anni Settanta successivi alcune penne straordinarie si sono alternate in quella redazione. Storie di carcerati pittori, cuochi che sventano rapimenti, sessantottini innamorati...
Probabilmente il miglior film di Wes Anderson, questo The french dispatch: in poco più di cento minuti sono condensate tre storie roboanti, dense di avvenimenti e personaggi sopra le righe come nella tradizione del regista, oltre a un divertente sketch, a un prologo e a un epilogo. Anderson firma anche la sceneggiatura, partendo da un soggetto da lui scritto insieme a Roman Coppola, Jason Schwartzman e Hugo Guinness: se l'estetica del lavoro è impeccabile e a suo modo memorabile, risiede però nella scrittura il principale tocco magico che dà vitalità e personalità all'opera. The french dispatch è un omaggio all'arte dell'affabulazione, interamente narrato su più piani in una spirale narrativa che fa del metaracconto il suo strumento d'elezione: la voce narrante esterna (peraltro, nella versione originale, quella di Anjelica Huston) ci introduce a quelle interne al racconto dei vari giornalisti, che lasciano a loro volta spazio a quelle di narratori occasionali. Menzioni positive sono comunque da riservare alla fotografia di Robert Yeoman, alla colonna sonora di Alexandre Desplat e al montaggio di Andrew Weisblum. Quanto al cast artistico, c'è di che perdere la testa: Bill Murray, Benicio Del Toro, Tilda Swinton, Adrien Brody, Henry Winkler, Edward Norton, Willem Defoe, Timothée Chalamet, Léa Seydoux, Frances McDormand, Christoph Waltz, Owen Wilson, Liev Schreiber e il già citato Schwartzman sono della partita, oltre a un curioso cameo sotto forma di disegno e di voce (azzeccatissimo) per Jarvis Cocker, già cantante dei Pulp. Tanta carne al fuoco, ritmo e suggestioni: non tutto va a segno, ma sarebbe davvero assurdo chiedere più di così. 8/10.
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