Regia di Wes Anderson vedi scheda film
74° FESTIVAL DI CANNES – IN CONCORSO
Il French Dispatch è il supplemento d'oltremare del Liberty Kansas Evening Sun, edito nell’immaginaria città francese di Ennui (letteralmente noia), che Owen Wilson ci fa scoprire con un esilarante tour in bicicletta.
Il film costituisce un omaggio di Wes Anderson al giornalismo e letteratura americani del XX secolo, così come anche al cinema francese di quei decenni.
Se Bill Murray incarna il mitico redattore capo oggetto del necrologio (rigorosamente “senza piangere”), i tre segmenti principali vedono Benicio del Toro e Adrian Brody, con Lea Seydoux e Tilda Swinton, nella bizzarra vicenda di un pittore carcerato, Timothée Chalamet e Frances McDormand sullo sfondo di proteste studentesche che rimandano al Mai ’68, Jeffrey Wright narrare un rocambolesco rapimento, nel ruolo di un autore gay afroamericano che ricorda quel James Baldwin che si stabilì proprio a Parigi.
The French Dispatch è un film che manderà in visibilio i fans di Wes Anderson, poiché tanto quanto The Gran Budapest Hotel rappresenta una summa dello stile inconfondibile dell'autore. La raffinatezza sopraffina nella composizione delle sue inconfondibili inquadrature centrate o dei movimenti di macchina, l'originalità nel ricreare la sua Francia da sogno romantico della Francia, il gusto ricercato del dettaglio in cui spesso si nascondono chicche di ironia (i marron glacé utilizzati come strumento di corruzione!).
Qui abbiamo pure passaggi perfetti dal bianco e nero al colore all'interno della stessa scena e strepitosi inserti di bande dessinée che strappano applausi a scena aperta nella Salle Debussy.
Il tutto ovviamente insaporito dalla adorabile ironia con cui Wes Anderson ci ha abituato ad innamorarci della goffaggine dei suoi personaggi. Nulla di inusuale o di sorprendente da parte del regista quindi, nemmeno nel prestigioso cast composto per la maggior parte da suoi fedelissimi, ma il meglio di quanto ci ha abituato ad aspettarci da una sua opera. Personalmente, tanto basta da meritare la Palma d’oro.
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