Regia di Stéphane Brizé vedi scheda film
Rispetto al cinema francese di interesse socioeconomico di recente concezione Brizé tiene a porsi quasi come autore romantico. Anche per questo Une Vie è il suo film più bruciante e sconvolgente, non esistono filtri. La scelta di Brizé di dedicarsi invece a certi argomenti - La loi du marché, En guerre, questo Un autre monde - rispecchia il tentativo di imporsi un filtro, di parlare di un certo modo di far cinema in Francia che ha avuto i suoi apici più contemporanei in Cantet ma che sembra richiedere ostinatamente un approccio emotivo indiretto e allusivo, mai sottolineato. Brizé invece tenta un equilibrio: En guerre osava il finale eccessivo in un film di equilibrio realista impeccabile; Un autre monde è un film teso e commosso in cui vediamo andare a pezzi la vita di un uomo comune che fa errori, anche grossolani, e che riusciamo ad osservare con equilibrio tra empatia e entomologia.
Un autre monde ha una cadenza magica compressa tra i momenti dialogici, i momenti morti, i momenti “sinfonici”. Quest’alternanza dà al film una natura deforme che non vuole fare un ritratto lineare né vuole davvero inquadrare un contesto con chirurgica accuratezza. È come se invece entrassimo in medias res (in punta di piedi) e uscissimo altrettanto in medias res, senza inizio né fine, senza psicologismi. Un dramma prosciugato, in cui non è l’evento ad implicare l’apice della commozione, ma è il singolo istante in cui due sguardi si toccano involontariamente, a rendere eterno un momento che non è nulla.
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