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Un altro mondo

Regia di Stéphane Brizé vedi scheda film

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La recensione su Un altro mondo

di tobanis
7 stelle

Bello spaccato sulla realtà di avvenimenti economici e finanziari.

Il protagonista di questo film è molto stressato. Sta affrontando un divorzio, con tanto di avvocati, da una moglie non simpaticissima e che, mi si perdoni, ma il trauma del divorzio (voluto da lei) mi sembra l’ultimo dei suoi problemi, per la sua stabilità mentale. Hanno un figlio adolescente che ha non si sa quali disturbi mentali, e deve essere seguito da una struttura. Come non bastasse, è il fulcro del film, lui è direttore di uno stabilimento francese di una multinazionale americana. La quale vuole fare un balzo in Borsa e, è cosa nota, uno dei sistemi è annunciare licenziamenti, per apprezzare così il titolo e fare felici gli azionisti. Ai quali ovviamente dei lavoratori non frega un tubo, per loro il tutto è un mero investimento finanziario. Per il direttore, però, sono cazzi. Il personale è già lo stretto necessario, e sotto pressione: mandare a casa altre 50 persone circa, su 500, vorrà dire per il futuro rendere insostenibile l’intera filiale. Lui fa riunioni e conti, per evitare il peggio; arriva anche a proporre una soluzione economica risolutrice, ma, come gli dice il grande capo americano, complimenti, ma gli azionisti se ne sbattono, della sua soluzione economica. Il fatto che il direttore dirà pure balle ai sindacalisti interni (per non allarmarli), però, sarà poi la scusa per licenziarlo in tronco, dato che alla fine non vorrà procedere ai licenziamenti. Insomma, uno spaccato realistico e di denuncia, come fa spesso il regista Brizè. Il film è forse troppo allungato, rispetto a quanto vuole e deve dire; tutto questo accumulo di stress del protagonista alla fine non sfocia in gente che sbrocca, ma in una lettera ricca di dignità, nella quale lui afferma che la sua “libertà ha un costo, ma non ha prezzo”.

L’attore principale è Vincent Lindon, faccia ormai nota a livello internazionale e soprattutto bravissimo. Il film è ben fatto, per quanto in definitiva un film triste, a cui darò un 6/7. Il film, tipicamente d’essai, partecipò a Venezia, senza fortuna.

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