Regia di Louis Garrel vedi scheda film
Presentato a Cannes (Un certain regard), questo film è quasi l’omaggio di Louis Garrel a Jean Claude Carriere* (settembre 1931 – febbraio 2021) – il co-sceneggiatore morto a Parigi, a qualche mese dai novant’anni – che con lui lo aveva iniziato.
Louis Garrel ripropone se stesso e la sua compagna, Laetitia Casta, nei panni della coppia Abel – Marianne, entrambi già protagonisti del precedente e divertente L’homme fidel (2019)** sceneggiato due anni prima insieme a Carrière.
Abel e Marianne, in questo film, si amano e costituiscono una coppia che basta a se stessa; hanno un figlio amato, Joseph (Joseph Engel) – forse un po’ trascurato – di cui entrambi ignorano quasi tutto, scoprendo per caso che il piccolo porta con sé un segreto che non vuole tradire per nessuna ragione al mondo: condivide – con altri giovanissimi – un oscuro progetto, un po’ folle, per salvare il pianeta.
Per realizzare il grandioso disegno che lo coinvolge completamente, Joseph, come gli altri “iniziati”, racimola molti soldi vendendo gli oggetti di valore – ma di scarso uso – custoditi nella grande casa di famiglia, in cui si erano “cristallizzati”, i risparmi delle più vecchie generazioni: libri antichi, quadri, preziosi disegni e incisioni, dagherrotipi, vasi, soprammobili, nonché gli ultimi acquisti e i pegni d’amore, i gioielli da esibire nelle grandi occasioni, emblemi di uno status a cui né Abel, né Marianne intendevano rinunciare…
Forse non è un caso che le prime scene siano le cose migliori di questo film che, dalla parte centrale al debolissimo finale, risente non poco dell’assenza del suo geniale e brioso cosceneggiatore, lasciandoci l’impressione di un lavoro disuguale e poco risolto.
La nuova avventura della coppia, pur collocandosi nel solco tradizionale del conte philosophique, presenta, dopo il vivace inizio, un che di forzato: la falsa coscienza di Abel e Marianne, che li spinge a unirsi ai ragazzini, accettando la loro ingenuità e facendosi piccoli come loro, è francamente poco credibile, così come il finale, onirico, ma un po' artificioso.
Un vero peccato: la favola, con il suo contenuto morale rischia di diventare una storiella, una favoletta...
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*quasi una leggenda del cinema, la presenza di J-C Carrière è inseparabile dalla memoria di alcuni grandi film: dal 1964 quelli di Buñuel; Valmont e L’ultimo inquisitore di Milos Forman; Les possédés di Andrzej Wajda ; Borsalino, La piscine e Un papillon sur l’épaule di Jacques Déray; La cagna di Marco Ferreri… (fonte: Wikipedia)
** Recensione:https://www.filmtv.it/film/155655/l-uomo-fedele/recensioni/950713/#rfr:film-155655
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