Regia di Alice Filippi vedi scheda film
FESTA DEL CINEMA DI ROMA 15 – ALICE NELLA CITTA'
All'inizio, o quasi, c'è stato Love Story di Arthur Hiller, poi tutto un filone , che ha vissuto una sua tardiva rinascita con i drammi sentimental-giovanilistici con malattia che ormai ogni anni, quasi sempre ad inizio stagione, affliggono gli schermi, peraltro richiamando a frotte un pubblico adolescenziale sconsideratamente disposto, anzi bisognoso, di abboccare all'offerta. Perle tipo Colpa delle stelle, The last song, Endless e altri che non voglio o riesco proprio a ricordare)
"Sul più bello" e chi ha deciso di scriverlo, produrlo e dirigerlo, se ne rende ben conto, e, proprio per questo, prova in qualche modo furbescamente e brillantemente a prendere le distanze da tutta questa pseudo letteratura cinematografica che lo precede, giocando d'anticipo, dichiarando sin dall'inizio ciò che potrebbe vedersi in un simile film americano dedicato all'amore contrastato e tutto in salita di una ragazzina non proprio attraente, il solito brutto anatroccolo o bruco che mai diventerà farfalla, con non pochi problemi di salute e di famiglia, ma anche una gran voglia di vivere e di reagire.
Non mancano poi gli amici-sostituto della famiglia che scelgono di vivere nella grande casa che la giovane ha ereditato dai genitori prematuramente scomparsi; il datore di lavoro umano che permette alla protagonista di trasformare un lavoro di routine e monocorde, nella più creativa delle mansioni; e poi lui, l'uomo bello che sa di esserlo, arrogante, sprezzante, che agisce per tenerezza e senso di pietà, salvo poi innamorarsi perdutamente.
Ecco allora che il film non solo si riallinea ai percorsi ormai scavati da tanto cinema superficiale tutto sentimenti epidermici e brividi giovanili facili da aizzare e provocare da cui inizialmente aveva l'ardire di prendere le distanze, ma finisce per scimmiottarne le dinamiche, trasformando il tutto in una riproposizione insulsa e stomachevole della solita storiella del brutto anatroccolo e del principe, divisi dalla sorte, ma uniti dall'amore. Un vero pasticcio tra stucco e caramello e cliché ormai non più riproponbili.
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