Regia di Samantha Lang vedi scheda film
Quando venne presentato in concorso due anni fa al festival di Cannes, del primo lungometraggio della regista australiana Samantha Lang si sussurravano meraviglie provocatorie. Sarebbe stato, si diceva, il nuovo “Sweetie” (il primo film di Jane Campion che, proprio a Cannes, aveva suscitato scalpore e spaccato la critica), altrettanto forte e spiazzante, nella storia come nella concezione visiva. Delusione repentina e cocente. Dopo una ventina di minuti appena, dopo un po’ di suggestioni del paesaggio australiano e un’iniziale curiosità per il misterioso riserbo che circonda le due protagoniste, “Il pozzo” si rivela in tutta la sua pretestuosa fragilità: tra thriller psicologico e analisi di una relazione contraddittoria, ammalato di profondità erotica ma incapace di trasmetterla agli spettatori, sempre tentato dall’horror ma troppo “alto”, nelle intenzioni, per tuffarcisi. Resta un film francamente noioso e presuntuoso, illuminato solo dalla bellezza rosea di Miranda Otto, che svetterà poi luminosa (e molto più brava di quanto non appaia dal film della Lang) in “Patsy Cline”.
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