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Prigionieri dell'oceano

Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film

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Gangs 87

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La recensione su Prigionieri dell'oceano

di Gangs 87
7 stelle

Da quando ho approfondito il significato e la possibile applicazione del MacGuffin, mi rendo conto di quanto sia utilizzato all'interno del cinema di Hitchcock. Il film si apre con l'affondamento di una nave, di cui solo durante la visione scopriremo le cause che comunque non interagiscono con trama e protagonisti, per poi spostarsi su una barca che ospita una donna elegante, una giornalista alla ricerca di notizie e immagini per il suo ultimo reportage in realizzazione, e per niente spaventata, su cui pian piano troveranno rifugio i superstiti del naufragio: un addetto alla sala macchine, una donna con un bambino salvata da un cameriere di colore, un ricco industriale, un operatore radio, un'infermiera. La trama, concentrata sulla ricerca della salvezza da parte dei naufraghi, si svolge interamente sul natante, dando fin da subito un senso al titolo scelto dal regista che ha la capacità di raccontare l'intreccio di vite dei protagonisti, delineandone i profili caratteriali senza ometterne sogni e ambizioni; nel complesso periodo politico, siamo alla fine della seconda guerra mondiale, Hitchcock si prende la briga di esprimere il giudizio sulla mentalità tedesca introducendo, ad un quarto della durata, un naufrago tedesco salvato dalle acque, che dividerà i “compagni di sventura”. La presa di posizione piuttosto netta, non si smentisce minimamente, nemmeno quando gli sventurati provano, per forza e circostanze, a fidarsi del nemico che, raggirandoli, finirà per sovrastarli non riuscendo a riabilitare la prevalenza bellicosa e ostile del popolo tedesco; caratteristica ricalcata anche nelle ultime sequenze con la controprova che si sviluppa attraverso il salvataggio di un altro tedesco, più giovane, come a voler ammettere che certi “tratti distintivi” partono dal DNA. Al di là delle storie di vita che fanno da contorno, l'intento del regista è quello di soffermarsi sugli aspetti che inducono “un popolo” a comportasi in un certo modo, con un vago e aspro accenno ai campi di concentramento e un quesito finale, irrisolto, che è l'emblema dell'intera pellicola.

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