Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Oceano Atlantico, in piena Seconda Guerra Mondiale, su una scialuppa di salvataggio - titolo originale del film, 'Lifeboat' - rimane un gruppo di superstiti ad un naufragio causato da un bombardamento tedesco: una giornalista con la puzza sotto il naso (Tallulah Bankhead), un marinaio con una gamba in cancrena (William Bendix), un altro di colore (Canada Lee), un industriale (Henry Hull), un ingegnere sinistrorso (John Hodiak), un operatore radio(Hume Cronyn), un'infermeria (Mary Anderson) e un tedesco (Walter Slezak) che si rivelerà il più astuto e preparato di tutti a far fronte alla situazione d'emergenza; inizialmente sale sulla barca anche una donna che poi, visto il proprio bambino piccolo morto si butta anche lei in mare.
'Prigionieri dell'oceano' è, al contempo, il secondo film di propaganda di Hitch e un'opera di grande sperimentazione e rigore formale: tutto girato in studio in un unico ambiente all'aperto ma a suo modo circoscritto, è un film sull'acqua dove l'acqua è inquadrata sempre di sfuggita, senza musica - gli unici 'suoni' che si sentono sono il flauto suonato dal marinaio di colore e le canzoni cantate dai naufraghi, nonché le esplosioni delle bombe - e tutto concentrato sulla coralità dei personaggi, rappresentanti un microcosmo di varia umanità.
E' un film dalla gestazione faticosa, in quanto il primo soggetto, pur essendo stato scritto da John Steinbeck, fu scartato, poi riscritto da McKinley Kantor, ma nemmeno questo soddisfaceva il regista ed infine la palla passò a Jo Swerling, che ottenne finalmente l'approvazione e la cui storia narrata fece arrabbiare molti critici per il personaggio del tedesco che è visto come una persona superiore al resto degli occupanti l'imbarcazione ma Hitchcock stesso (sempre nell'illuminante saggio di Truffaut) chiarisce il messaggio insito nel film, che vuole significare che i nazisti sono ben organizzati e convinti di quello che fanno e l'unico modo per batterli è coalizzarsi e far fronte comune, di fatto quello che succede nel pre-finale del film.
E' un'opera spiazzante ma forse anche per questo ancor più apprezzabile, forse più oggi che all'epoca in cui uscì, dove il messaggio propagandistico doveva essere di più facile lettura e presa sul pubblico: rivisto ora se ne apprezza la modernità della struttura, lo scavo psicologico dei personaggi - su tutti domina l'eccezionale prova di Tallulah Bankhead, attrice che sembra una Bette Davis più attraente, nel ruolo della reporter cinica all'inizio ma che, pian piano, si getta anima e corpo nella causa comune - e quel 'magic touch' (l'apparizione di Hitchcock sul giornale come testimonial di un prodotto per dimagrire) inconfondibile da cui, anche nei momenti più salienti, affiora la sua ironia tagliente.
Voto: 8.
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