Regia di Alfred Hitchcock vedi scheda film
Di evidente propaganda antitedesca, inevitabile in quel periodo, ma condotta con abilità e ironia, mascherata inizialmente da opposta comprensione e ammirazione: una nave americana è silurata e affondata da un sottomarino tedesco che a sua volta è colpito e affondato; noi vediamo affondare la nave, e in mare i più svariati oggetti. Vediamo da una scialuppa, con a bordo una distinta elegante signora in pelliccia di visone, che scatta foto; è Connie (Bankhead), scrittrice giornalista, che approfitta dell’occasione per fare un servizio eccezionale.
“Il film fu girato tutto in studio: un canotto galleggiava in una enorme vasca e cielo e mare erano ottenuti con i trasparenti.” (da Wikipedia). Il film risulta tutto visto dall’interno della scialuppa, su cui poco per volta salgono altri naufraghi, e infine anche un tedesco, dapprima interrogato da Connie, unica che parla tedesco: dice di essere un marinaio del sottomarino, di aver eseguito gli ordini, dà indicazioni sulla direzione, si dimostra abile in tutto; alla fine, ridotti tutti allo stremo per mancanza di acqua e cibo, lui continua a remare.
Scontri e incontri fra i vari personaggi, se salvare o ributtare a mare il tedesco, poi se fidarsi di lui per la direzione da seguire; scontri su chi deve assumere il comando o la guida, su come prendere le decisioni, che verranno decise a maggioranza, da bravi americani; vari episodi drammatici o commoventi. Ognuno si rivela con il tempo diverso da come appariva all’inizio (tipico di Hitchcock).
Poco per volta risulta che il tedesco parla benissimo l’inglese, che è il capitano del sommergibile, che sa trovare la direzione perché ha una bussola (mentre finge che sia un orologio), e inganna gli altri indirizzandoli verso una nave tedesca e non verso le Bermude dove intendevano andare gli altri, infine che aveva riserve di acqua e di cibo che utilizzava senza dividere e che, scoperto da uno dei naufraghi, lo ha gettato in mare mentre gli altri dormivano. Finisce in mare anche lui.
Ormai sono avvistati dalla nave tedesca, che invia verso di loro una scialuppa; ma i tedeschi vengono bombardati e affondati; dal mare viene salvato un marinaio che, mentre si discute se tenerlo o ributtarlo in mare, estrae la pistola e li minaccia tutti; il più vicino gli toglie la pistola e la butta in mare. Il film finisce così, in chiusa simmetrica all’inizio, con una nave che affonda, la prima americana, l’ultima tedesca, e con la conferma di quanto i tedeschi siano infidi, inaffidabili, degni d’essere combattuti.
Il regista questa volta non può apparire di sfuggita, poiché siamo sempre sulla stessa scialuppa; compare nella pubblicità di un prodotto dimagrante pubblicato su una pagina di giornale, “prima e dopo la cura”; in effetti Hitchcock “aveva appena fatto una dieta che gli aveva fatto perdere parecchi chili” (altra notizia che prendo da Wikipedia).
Più d’uno ha parlato di claustrofobia per questo film; eppure la scialuppa è sempre vista come l’unica salvezza; non a caso il titolo originale del film è Lifeboat, “salvagente”: tutt’altro che paura del chiuso; chi sta affogando chiede aiuto per essere caricato sulla scialuppa, e chi ne esce muore, suicida o buttato da altri: dall’inizio alla fine la scialuppa è la salvezza per tutti.
Un pezzo di bravura e di propaganda che, come gli altri film di propaganda e le altre sfide tecniche di Hitchcock, non mi pare fra i suoi film migliori.
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