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My Morning Laughter

Regia di Marko Djordjevic vedi scheda film

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La recensione su My Morning Laughter

di alan smithee
7 stelle

32° TRIESTE FILM FESTIVAL - IL CINEMA DELL'EUROPA CENTRO-ORIENTALE ED. 2021 - Concorso lungometraggi

C'è veramente poco di cui ridere nella vita piatta e senza stimoli entro cui si è ridotta l'esistenza del quasi trentenne tirocinante Dejan, precario non solo professionalmente, ma angustiato da una vita imprigionata attraverso una convivenza tra un padre vecchio, malato ed alcolizzato, ed una madre iperprotettiva, oltre che gelosa di eventuali possibilità che il ragazzo riesca finalmente a vivere una sua prima stori sentimentale.
Anziché lasciarlo libero di organizzarsi, la madre ha la infelice idea di accompagnare il figlio da uno pseudo analista, in realtà più cartomante e numerologo, che non fa che umiliarlo, deprimendolo se possibile ancor più di quanto già non lo inducessero le incertezze della sua banale esistenza quotidiana.

In uno scatto di orgoglio, il ragazzo pensa di trasferirsi a vivere con una collega carina, verso la quale prova attrazione, probabilmente ricambiata, non fosse per la sua innata ritrosia e disfattismo ad agire.
Con uno scatto di orgoglio, quello che generalmente si ottiene allorquando si ritiene di aver toccato il fondo della umiliazione e dell'incertezza, Dejan riuscirà, dopo gli inevitabili imbarazzi, non solo a porre fine a quella sua verginità senza fine, ma anche a risolvere quel suo piccolo problema fisico che finiva per inibirlo sessualmente e psicologicamente.
Impegnato nella sua opera terza, il regista serbo Marko Djordevic riesce a filmare la neutra, disarmante quotidianità che disgrega ed imprigiona in un vortice di angosciosa inedia le giornate di un ragazzo irrisolto ed incompreso, sopraffatto da una parte dallo squallore di un padre devastato dal vizio, e dall'altro oberato dalla possessività di una genitrice assillante e impegnativa, pressante e, più che mai con Dejan, castrante.

E' interessante come il regista abbia il coraggio di affidarsi alle riprese fisse, ai campi lunghi e lunghissimi, nonché a piani fissi sulle situazioni in corso atti a cogliere dagli attori, quasi apparentemente liberi di interagire tra se stessi, quella istintività di approccio che finalmente lacera le ritrosie e le timidezze dei due futuri amanti, liberando finalmente la passione, con tutti gli inconvenienti del caso, meritevoli comunque di divenire risolutori di una problematica latente quanto sempre risolutamente taciuta per vergogna, ritrosia, ed altre ragioni personali.
Nel ruolo della madre pressante del protagonista, riconosciamo la brava attrice Jasna Djiuricic, molto apprezzata all'ultima Mostra veneziana nel drammatico Quo vadis, Aida, di Jasmila Zbanic.

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