Regia di Sergio Sollima vedi scheda film
Cuchillo ritorna. Un episodio più rocambolesco del precedente "La Resa dei Conti", in cui c'era più western. Un questo suo terzo capitolo della trilogia tortilla-western, o anche Milian-Sollima, il regista punta il dito sulla picarìa, e abbozza un vero on the road da frontiera, dove troviamo la fuga, l'illegalità, la rivoluzione (e nel '68 non era casuale), i cattivi che t'inseguono, e tanti altri elementi più o meno ben realizzati, che un giorno costituiranno l'immaginario del cinema on the road.
La trama vuole che il simpatico Cuchillo (che nel film precedente è più duro e violento, pur risultando innocente e leale), debba arrivare in una città in cui c'è dell'oro che lo aspetta. Un grande bottino messo da parte per la causa rivoluzionaria da un poeta di nome Ramirez. La posta in gioco fa gola sia al bandito Riza (Nello Pazzafini), sia agli europei dei servizi segreti che collaborano con il regime.
Strada facendo: incontri, duelli, torture, amicizie-inimicizie, colpi bassi e geniosi piani, insomma una via picaresca da percorrere fino ad una nuova "resa dei conti" finale. Anche qui, il mito western della città abbandonata, viene ben realizzato da Sollima, che lascia i due protagonisti da soli contro la banda di Riza. Non ancora contento, il film si prolunga fino ai due bei duelli in pieno deserto, in cui Cuchillo fredda con un gioco di coltelli il francese bastardo (Luciano Rossi), mentre Cassidy si tiene per sè l'altro agente federale.
Un bel film, con bei paesaggi, ed un'astrazione ambientale che aiuta a collocare l'uomo libero e rivoluzionario in una terra di nessuno. Come son lontani quei tempi e quelle idee....
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