Regia di Gerard Damiano vedi scheda film
Unico, e inguardabile, non hard del regista Gerard Damiano. Un pastrocchio senza capo né coda, penalizzato da interpretazioni raggelanti, musiche spaccatimpani e dialoghi non sense. Allucinante.
Una setta di adoratori del demone Rakeesh, guidata dal dott. Muldavo (John Francis), prevede l'elezione di un'alta sacerdotessa, individuata nella giovane e ignara casalinga - sessualmente frustrata - di nome Maya (Lisa Christian). Un'amica, che fa parte della setta, invita lei e suo marito a una festa in maschera dei satanisti e Maya viene introdotta nel losco giro. Il marito di Maya, George (Paul Barry) però non gradisce: vestito da giullare e con una spada magica e luminosa (!) interviene in difesa della sposa.
Unico - terribile - film non hard scritto e diretto da Gerard Damiano, destinato al circuito grindhouse (proiettato in coppia con Non aprite quella porta di Tobe Hooper e Blood di Andy Milligan). Essendo appunto l'unico (inguardabile) esempio di cinema regolare per Damiano, molti paventano l'ipotesi che in origine si trattasse di un hard. Ma questa supposizione non regge: nel film le scene di nudo sono del tutto assenti e l'erotismo è a grado zero. Se fosse stato girato in versione esplicita, dato che già così dura 70', avrebbe dovuto superare le due ore. No, probabilmente Damiano, con un budget ridicolo e set limitatissimi (qualcuno sostiene sia stato girato nella casa dello stesso produttore, Louis Peraino) ha tentato senza riuscirci di affrontare il cinema horror. A parte Sandra Peabody, attrice presente ne L'ultima casa a sinistra (Wes Craven, 1974), che interpreta un membro della setta, gli altri attori sono emeriti sconosciuti (nessuno di loro mai prima, nè dopo, coinvolto nel cinema a luci rosse). Realizzato nel 1972 ma distribuito solo due anni più tardi, soffre di interpretazioni legnose, dialoghi pessimi e una sceneggiatura confusa che sembra essere frutto di pura improvvisazione sul set. Lento, privo di alcun ritmo, con una musica spaccatimpani quasi sempre in sottofondo (a base di sintetizzatore e, in un caso, con canto gregoriano) presenta una discreta fotografia, con tonalità cromatiche molto vivaci. Ma è davvero poca cosa rispetto alle tante, troppe, ingenuità di cui Legacy of Satan (en passant: Satana non viene mai nominato nel film) è pervaso. Costumi di scena, acconciature (orribilmente anni Settanta) e arredamenti d'epoca potrebbero rappresentare l'unico motivo di interesse per chi apprezza il cinema d'antan. Non è una pellicola erotica, non è violenta, non fa paura e nemmeno sfiora il dramma. Semplicemente non offre nulla, eccezion fatta per una cerimonia satanica platealmente retorica e irrealistica esposta durante i titoli di testa. Assurdo anche solo pensare a un accostamento a The devil in miss Jones, due opere che non hanno nulla in comune, nemmeno lontanamente. Resta persino il dubbio che questa roba sia opera di altro autore, dato che in campo hard il regista ha dato prova di saper scrivere ottime sceneggiature (il citato The devil in miss Jones ma soprattutto l'hitchcockiano Memories within miss Aggie). Cosa frullasse per la mente di Damiano, lo stesso anno in cui ha girato Gola profonda, durante le riprese su questo set, è difficile dire. Bisognerebbe poterlo chiedere al regista, che purtroppo non può più rispondere.
"C’è gente profondamente credente, aspetta solo una religione."
(Stanislaw Jerzy Lec)
F.P. 23/10/2021 - Versione visionata in lingua inglese (durata: 70'03")
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