Regia di Giorgio Bianchi vedi scheda film
Film notevole sul perbenismo italiano. Si era negli anni ’50, quando la censura cattolica rovesciava ancora i suoi effetti castranti: si sarebbero persi solo per il consumismo commerciale americano, che nella sua amoralità non ha fatto a sua volta meno danni di quella rigidità democristiana.
L’unico reale difetto sta forse nel fatto che è sin troppo poco credibile il doppiogiochismo dei protagonisti. Comunque il messaggio passa bene: fare i censori, in una società bigotta, serve per prendere potere, ma non può mascherare fino in fondo l’ipocrisia, la falsità di questi atteggiamenti opportunistici: alla fine l’essere umano non può reprimere il suo amore per le bellezze mondane. Di certo, qui emerge questo dato: quanto più forte è la repressione dei propri aspetti sani, quanto più impellente diventa lo sfogo morboso che queste tendenze prendono, sfogo che non sarebbe stato malato se vi si fosse fatta l’abitudine in modo sereno.
Sordi è spettacolare, con le sue manie, e i suoi tic, con cui non riesce a nascondere le sue reali pulsioni. De Sica e la Valeri recitano anche loro perfettamente, in un quadro generale gestito benissimo. Non ci si annoia mai, e si ride molto, e molto si riflette, anche prima dell’amaro finale. Con la loro doppiezza squallida, i maschi qui fanno una pessima figura.
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