Regia di Danis Tanovic vedi scheda film
L' arte è una ferita che diviene luce
Jacob (Uno smunto Jeffrey Dean Morgan), poliziotto con una carriera trentennale alle spalle, piange la scomparsa della figlia e del futuro genero, trovati uccisi nel loro appartamento a Londra. Scoperti altri casi di giovani coppie barbaramente uccise, il padre teme che un serial killer stia agendo indisturbato. Inizia così un indagine personale, aiutato dal suo fiuto e da una giornalista. Unico indizio, alcune cartoline ritrovate sulle scene dei crimini.
Modestissimo thriller "europeo", che si limita a girare intorno al prezzemolino della tv Dean Morgan, occasionalmente prestato al cinema quasi sempre con scarsi risultati ( eccezion fatta per "Rampage" e soprattuto per il film che ne rivelò il talento poi buttato alle ortiche "Le Paludi della morte" , ottimo thriller d'atmosfera firmato Ami Canaan Mann). Qui interpreta un padre trafitto dal dolore (ruolo inflazionato ad Hollywwod ma estremamente complesso) piuttosto svogliatamente e con la solita supponenza.
La sceneggiatura certo non lo aiuta, anzi gli mette una pesante mano sulle spalle e lo manda in apnea con il resto del film.
Appaino infatti banali le caratterizzazioni dei cattivi, fugaci le motivazioni degli omicidi , ostentate le scene del crimine. Per descrivere un escalation di malefatte del genere ci vuole una scrittura solida ed attenta ai dettagli, ed una regia che orchestra tempi e tensione, cose che invece latitano parecchio.
Almeno il regista ha il buongusto di evitare cadute stile ed eccessi, questo si.
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