Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film
Sul finire degli anni '30, il giovane vagabondo Stanton Carlisle, detto Stan, entra in una compagnia di giostrai. Sin da subito si dimostra intraprendente; s'impegna per carpire la conoscenza circa le tecniche di manipolazione mentale, delle quali l'anziano artista Pete, ormai decaduto e dedito all'alcool, è esperto. Lavora con la sua ex-moglie, la chiromante Madame Zeena, ma è invaghito di Molly, una giovanissima orfana aggregata alla compagnia. Dopo aver dato prova delle sue capacità, nonostante l'opposizione di alcuni membri del gruppo, abbandona la compagnia insieme a Molly; due anni dopo, Stan è divenuto un prestigioso illusionista. Durante uno spettacolo, si scontra con Lilith Ritter, una valente psicologa. Di carattere vendicativo ed indole spregiudicata, la donna, uscita sconfitta dal confronto, archittetta contro Stanton una crudele vendetta. Tratto da romanzo del 1946, già oggetto di trasposizione cinematografica nel 1947, "La Fiera Delle Illusioni", diretto da Guillermo Del Toro, racconta l'ascesa e la caduta di Stanton Carlisle, ambizioso imbonitore e manipolatore mentale. Il film è di fatto diviso in due parti. La prima mostra l'ingresso di Stan nell'ambiente dei giostrai; non viene detto nulla dei trascorsi del protagonista, ma è evidente che egli abbia scelto di lasciarsi con violenza il suo passato alle spalle. L'impatto con il mondo del luna-park non è facile, ne' questo ambiente è rappresentato positivamente. I giostrai viaggiano per campagne e cittadine americane dando soddisfazione alla voglia di evasione, alla curiosità morbosa, alla tensione verso il mistero degli abitanti. Buona parte dell'interesse del pubblico è dedicato a "scherzi della natura", reali o generati dall'inventiva degli avidi intrattenitori, inclini in varia misura all'immoralità, ma anche capaci di slanci di umanità. Il protagonista impara ben presto a destreggiarsi in questo ambiente, ma egli mira ad altro. Conquistata Molly con la prospettiva di un futuro radioso per entrambe, Stan abbandona il luna-park e fa carriera come illusionista; Dopo due anni, Molly gli è ancora vicina, sebbene disillusa. Il protagonista va avanti per la sua strada, fino all'incontro con la psicologa Lilith, che avviene durante un'esibizione. La dottoressa tenta di smascherare Stan, ma l'uomo le tiene testa e riesce infine ad umiliarla. Lilith, persona dal passato torbido e l'animo indurito, sfrutta ogni sua capacità per distruggere Stanton, prima studiandone la psiche, poi stimolandone l'avidità, al fine di percepirne i frutti. Stan, uomo venuto su dal nulla, sorta di parvenu della psicanalisi, cade nella trappola, perdendo tutto; sia Molly, sia il benessere, sia - cosa più grave, per l'individuo egocentrico qual è - la fiducia in sè stesso. L'epilogo lo vede abbrutito dall'alcool, con le mani grondanti sangue, senza un soldo e senza più possibilità di redenzione, rivolgersi ad un altro giostraio per avere un lavoro; e quello che gli viene offerto, crudele ironia della sorte, è un ruolo di "fenomeno da baraccone". Il cast è ricco di nomi noti. Bradley Cooper è Stan; esprime entusiasmo per la vita, ma anche un'irrequietudine di fondo che ne attesta i tormenti dell'animo, probabilmente conseguenti ad accadimenti del suo passato e messi a nudo dall'analisi di Lilith - interpretata da Cate Blanchett - altro personaggio reso duro da non precisati trascorsi. Sono presenti in ruoli di secondo piano Ron Perlman - l'impresario del luna-park Bruno - Willem Dafoe - Clem, altro giostraio di rilievo - Toni Collette - la chiaroveggente Zeena. Brava la giovane Rooney Mara nel ruolo di Molly, reso complesso dal contrasto tra prima e seconda parte del racconto. La sua ingenua felicità, dopo due anni di vita con Stan, è trasformata in sfiducia, ironia amara, pessimismo. La narrazione non si limita a descrivere la vicenda umana di Stanton; esprime un monito circa il pericolo rappresentato dalla capacità di manipolare la mente umana, di fatto un'arma, la quale può rivelarsi molto pericolosa, sia per i soggetti passivi, sia per chi la utilizza privo di un'adeguata caratura morale. Le ambientazioni spaziano da un'America rurale, popolata di gente annoiata e non particolarmente sveglia a contesti cittadini, di maggior benessere ma non altrettanto rigore intellettuale. Anche in questo ambiente agiscono personaggi corrosi dai sensi di colpa, disposti a cedere alle tentazioni offerte dagli imbonitori pur di placare i loro animi inquieti; sullo sfondo del racconto, lo scoppio e l'ingresso degli U.S.A. nel secondo conflitto mondiale. Il ritmo è lento ma costante. Pur avendo nel complesso apprezzato il lavoro svolto, sono rimasto un pelino deluso dalla visione. "La Forma Dell'Acqua", opera del medesimo regista, mi aveva emozionato molto di più, in virtù della storia e dei sentimenti che descrive. "La Fiera Delle Illusioni", pur essendo interessante per tematiche, ben bilanciato nell'esposizione, ed altrettanto ben interpretato, non è arrivato a "toccarmi il cuore".
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