Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film
AL CINEMA
La bella presenza aiuta spesso a farsi strada, e il giovane ed affascinante Stan di percorso ne deve fare per guadagnare posizione dal basso in cui il suo stato sociale lo ha fatto partire.
La società da scalare si trova all'interno di una sorta di luna park ove si esibiscono fenomeni viventi o presunti tali; dove si pratica magia o trucchetti lesti per simularla, e dove la vita umana vale spesso come quella di un animale da esibizione, o da macello, come nel caso dell'uomo-animale.
Stan piace subito alle donne di quel circo, e la ingenua Zeena gli insegnerà molti trucchi appannaggio del suo capo, ormai vecchio ed ubriaco, ma un tempo abile illusionista ed indovino.
La donna elettrica Molly si innamorerà di lui e i due fuggiranno, mettendo a frutto l'abilità appresa dal vecchio mago, superandolo e divenendo una celebrità.
Al punto da incrociare la sua strada con quella della avvenente psicologa Lilith, furbissima e affamata di soldi, che cercherà di utilizzare il suo nuovo socio per truffare i suoi ricchi clienti. Salvo poi tentare di sbarazzarsi di lui come la più incallita delle dark ladies mai esistita.
C'era una certa fremente attesa nel film che segna il ritorno in regia del messicano Guillermo Del Toro, dopo il successo ed i premi de La forma dell'acqua del 2017.
Questo suo film, remake dell'omonimo noir di Edmund Goulding del 1947 con Tyrone Power e Joan Blondell (nel ruolo di Zeena), è una cupa e incalzante gioia per gli occhi che conferma il talento visivo del celebre cineasta.
Dal punto di vista dello script il film, sceneggiato dallo stesso assieme a Kim Morgan, e tratto come il primo dal romanzo di William Lindsay Gresham, il film stenta a decollare a causa di un lungo incipit di quasi un'ora, necessario a Del Toro a preparare il campo a tutta la concitata seconda parte della vicenda.
Ecco forse un po' più di sintesi in questa prima parte un po' troppo discorsiva e descrittiva, avrebbe conferito maggiore fluidità ad un noir che, poi, quando finalmente imbocca la sua strada, ecco che funziona e riesce ad ammaliare, scaraventandoci nei labirinti più foschi ed intriganti del genere noir.
In questo contesto, il cast appare davvero perfetto:
Bradley Cooper, controllatissimo e mai propenso a fare il piacione come spesso è successo sin troppo ostentatamente in altri suoi percorsi, vestito come Indiana Jones (del cui personaggio potrebbe degnamente ereditarne i connotati) disegna i tratti infidi e comunque ancora piuttosto umani di un anti-eroe che non si fa scrupoli pur di scalare la ripida via che porta al successo.
Cate Blanchett, nel ruolo della spregiudicata dottoressa Lilith Ritter, è spettacolare: una vera dark lady che non ci fa rimpiangere le già insuperabili icone create da interpreti del calibro di Barbara Stanwyck o Joan Crawford.
Poi Toni Collette (Zeena), Willem Dafoe, Richard Jenkins, la dolce Rooney Mara, l'immancabile (in un film di Del Toro) Ron Perlman, David Strathaim ed altri ancora, fino ad un finale gaglioffo e tipico di un contrappasso che ricaccia nell'opportuno girone infernale chi ha peccato di onnipotenza e vanagloria.
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