Espandi menu
cerca
La fiera delle illusioni

Regia di Guillermo Del Toro vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Leman

Leman

Iscritto dal 18 giugno 2019 Vai al suo profilo
  • Seguaci 39
  • Post 10
  • Recensioni 42
  • Playlist 3
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su La fiera delle illusioni

di Leman
9 stelle

Un altro capolavoro da parte di un artista che ama il mezzo cinematografico tanto quanto è disposto a polemizzare sulle tendenze di un’industria cinematografica sempre più complicata da inquadrare. Da non perdere e da non sottovalutare.

 

Bradley Cooper

La fiera delle illusioni (2021): Bradley Cooper

L’industria dell’arte e dell’intrattenimento vive di artifici, illusioni nate con la finalità di manipolare lo spettatore controllando la natura più inconscia della sua psiche per conquistare la sua fiducia e la sua ammirazione. Lo spettatore probabilmente vive con alle spalle un rimpianto, un dolore, una sorta di cicatrice che non riesce a cancellare dal suo passato e che egli ha il bisogno di alleviare attraverso la finzione e lo spettacolo. L’uomo subisce l’arte e si fa ingannare da essa per via della sua necessità di trovare una dimensione in cui vivere che sia migliore della vita che lascia nel momento in cui inizia l’illusione. E quindi lo spettatore moderno entra nella sala cinematografica con una precisa idea di cosa vuole vedere e si lascia volutamente ingannare dalle bugie dell’artista, perché l’illusione è per lui un’anestesia che lo può aiutare a far passare il dolore che lascia dietro di se. 

Lo vediamo sempre più spesso nel cinema moderno il tentativo di andare incontro al desiderio intimo del pubblico meno esigente, cercando maggiormente di assecondare il volere della massa di spettatori paganti, mettendo così in secondo piano la sincerità e l'onestà intellettuale dell'opera. 

 

Bradley Cooper

La fiera delle illusioni (2021): Bradley Cooper

Non è per nulla assurdo vedere la parabola del mentalista Stan Carlisle come una metafora dell’ascesa mediatica dell’artista moderno, che vive di artifici rubati da altri artisti venuti prima di lui e fa della manipolazione emotiva il suo cavallo di Troia necessario a nascondere il vuoto che c’è dietro ai suoi virtuosismi. In un ritratto socio-politico in cui la storia e il conflitto internazionale pesano sulla coscienza e sull’etica dell’uomo, Del Toro esplora le conseguenze di un’arte che riempie l’uomo di bugie consolatorie e indulgenti, opprimendolo in una dimensione di insoddisfazione e falsità che lo porta a non reggere più il peso del proprio dolore. 
Il protagonista dell'opera è spinto a compiere tale inganno nei confronti del proprio pubblico perché desideroso di ribaltare il proprio ruolo sociale, arricchendosi sulle spalle dell'ingenuità e dell'ignoranza di altri.

Il ruolo del personaggio interpretato da Cate Blanchett è quindi importantissimo, non solo come decostruzione della figura della Femme Fatale del noir americano, ma proprio per il suo ruolo nello psicoanalizzare il nostro protagonista, chiarendo così la sua dimensione di approfittatore e scalatore sociale che necessita di comportarsi in tal modo per sopravvivere in un sistema capitalista che tende all'autodistruzione del proprio se. Non è casuale neppure l'ambientazione della storia, in quanto Del Toro ambienta il suo film durante la Seconda Guerra Mondiale, mostrando quindi il percorso di un uomo che diventa sempre più egoista e voglioso di potere coincidere con quello di un'America post-Grande Depressione ancora molto divisa e sofferente a causa delle cicatrici lasciate dalla crisi economica. Un'America che ha quindi imparato ad agire per il proprio desiderio edonistico quanto il protagonista e che vive ancora nell'illusione di un'idiliaco sogno americano di meritocrazia e auto-realizzazione che entra in conflitto con la realtà dei fatti.

 

Bradley Cooper, Cate Blanchett

La fiera delle illusioni (2021): Bradley Cooper, Cate Blanchett

L'intenzione dell'immagine nel film di Del Toro è quella di smascherara la finzione, ridurre a guscio vuoto l'artifizio per svelare gli inganni che ruotano attorno al mezzo artistico. Le sequenza legate al concetto di mentalismo non servono solamente come pretesto narrativo, ma assumono invece il ruolo importante di presentare all'interno dello stesso film il modo in cui noi spettatori subiamo e consumiamo l'arte dello spettacolo.

La fotografia mira sempre a ricreare gli ambienti e gli stilemi visivi di generi come il noir e l'horror, richiamando al suo intento numerosi elementi del cinema di genere classico, ma soprattutto ribaltando i ruoli su cui tali generi si basano. 
Lo spettatore non è più così cullato nella sua gabbia di sicurezze e certezze, ma come il personaggio di Bradley Cooper è sballottato da una parte all'altra del film, costretto a subire le conseguenze di ogni azione compiuta nel nome della bugia e del desiderio di fama. 
Stilisticamente stiamo quindi parlando di un lavoro che rasenta la perfezione, dove le luci e gli spazi non sono solo un'abbellimento visivo, ma sono importanti per la costruzione del film e la decostruzione dei generi adoperata dal regista.   
La struttura narrativa è per forza di cose costretta a prendersi i propri tempi per approfondire ogni argomento importante all'intento dell'opera. Ma il film, nonostante la sua lunghezza, non cade nemmeno in un momento morto, riesce sempre a rialzarsi e a mantenere vivo l'interesse, perché la regia di Del Toro dialoga con le luci e le immagini, ipnotizzando lo spettatore dentro un mondo in cui si sente intrappolato quanto i suoi protagonisti.

 

Bradley Cooper, Rooney Mara

La fiera delle illusioni (2021): Bradley Cooper, Rooney Mara

L'opera è ovviamente collegata alla poetica del suo autore ed è quindi impossibile non parlare di Del Toro senza fare riferimento al rapporto tra Eros e violenza. 
L'uomo all'interno del cinema di Del Toro è il mostro che distrugge la sua stessa vita, conducendo se stesso e i propri cari in una spirale di dolore, rischiando spesso di varcare il confine tra il proprio desiderio e la propria etica. 
L'eros non è solo causa della violenza umana, ma è anche strega tentatrice nei confronti del singolo. Il sesso è manipolazione dell'inconscio ed è fondamentale nel contesto di un'opera che si pone molti dubbi sul confine tra il giusto e il proprio interesse personale. 

L'uomo diventa mostro per non far crollare il mondo che ha costruito con tanta cura e continuare così a vivere nell'illusione del proprio potere. Ma la corruzione rende comunque l'essere umano carnefice e quindi la necessità di venire a patti con il proprio passato e con i propri peccati diventa un procedimento necessario alla salvaguardia della propria anima, che si logora fino a cancellare ogni nostro senso morale o di dignità.

Del Toro riesce quindi magistralmente a coadiuvare il cinema di genere con il discorso teorico che porta avanti il suo cinema, distaccandosi così dall'immagine mainstream di autore premio Oscar per fare un film che di mainstream ha solo gli attori. 
Ed ovviamente non manca nemmeno la critica alla mercificazione dell'arte e al declino dell'artista.

 

Bradley Cooper, Cate Blanchett, Rooney Mara

La fiera delle illusioni (2021): Bradley Cooper, Cate Blanchett, Rooney Mara

Se l’artista deve affrontare la fine della sua arte a causa del peso di bugie e insincerità che ha creato, l’industria d’altro canto non va incontro allo stesso destino. L’industria dell’intrattenimento va avanti, si crogiola nella sua finzione e nelle sue illusioni, finendo per togliere all’artista pure la buona volontà di aiutare gli spettatori con le sue bugie. Togliendo sincerità alla sua arte, l’industria toglie l’umanità all’artista, riducendolo a un manichino utile solo per essere usato, gettato via nel momento in cui viene meno al suo compito e infine rimpiazzato con altri disperati come lui, pronti a diventare bestie al servizio dell’industria. E per quanto l’artista stesso viva creando illusioni, la più grande bugia è quella raccontata a se stesso, ovvero quella di avere in mano la bussola della propria vita, nonostante viva volontariamente in un sistema che opprime lui e chi ama per il proprio benessere economico. L’uomo si illude di essere diverso, di essere superiore alle bestie che tanto denigra.? Ma la verità è che egli, fintanto che procede all'interno di tale spirale infernale, non può fare a meno di andare incontro al proprio destino con un viscido e triste sorriso.

 

"I was born for it"

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Ultimi commenti

  1. Alvy
    di Alvy

    Solo applausi per la tua analisi. Io ho tributato 4 su 5 perché la prima parte nel circo mi è parsa affetta da qualche lungaggine di troppo, quasi 60 minuti di primo atto mi sono sembrati eccessivi, infatti il film decolla e diventa strepitoso non appena accade ciò che sappiamo e si trasferiscono a New York. Ciò nulla toglie alla tua analisi magistrale. Peccato che abbia incassato poco anche negli USA... Da amante del noir quale sono, davvero una perla questa ultima fatica di Del Toro che regala a Bradley Cooper la miglior interpretazione della sua carriera

    1. Leman
      di Leman

      Grazie mille per il tuo commento.
      La lentezza della prima parte la giudico fondamentale a definire gli elementi presenti nella seconda e dare così un senso di circolarità al film che non era presente nell’opera originale, dove gli stessi Freaks non avevano la stessa importanza

    2. claudio1959
      di claudio1959

      Che dire grazie del contributo ad un film bellissimo

    3. Leman
      di Leman

      Grazie a te per i complimenti

  2. IlGranCinematografo
    di IlGranCinematografo

    In questa tua pregevole recensione ritrovo quasi tutti i miei pensieri durante la visione, ma riordinati ed esposti alla grande, compimenti! Purtroppo devo ammettere in proposito una mia mancanza: non ho visto l'originale di Goulding con Tyrone Power. Per me sarà interessante recuperarlo in modo da capire ciò che è farina del sacco di Del Toro e ciò che invece era già in nuce nel primo film, ma per ora mi accontento di aver visto qualcosa di strabiliante, forse non arrivo ai tuoi livelli di entusiasmo ma è davvero un film densissimo. A ciò che evidenzi in merito alle riflessioni sul ruolo dell'artista nello show business odierno (specie, naturalmente, hollywoodiano), aggiungerei anche un elemento cruciale: l'uso subdolo dei dati. Quando il protagonista decide di spingersi a concedere le sedute spiritiche, necessita, come diremmo oggi, di profilare l'utente. E in questo ci ho visto un riferimento alle odierne aziende dell'entertainment, che danno al fruitore esattamente ciò che vuole proprio grazie ai database che una volta non esistevano. Oggi l'entertainment è subdolo proprio perché utilizza la matematica. Grazie per questa analisi così calorosa e appassionata! :-)

    1. Leman
      di Leman

      Grazie mille a te per il commento

  3. Antisistema
    di Antisistema

    Piaciuto molto, il miglior film di Del Toro dopo le due pellicole spagnole (mi mancano però i primi tre film suoi e Crimson Peak) una netta ripresa per il regista insomma, che si lascia alle spalle la sua ultima marchetta Hollywoodiana.
    Bradley Cooper eccellente in un ruolo di titanica ambizione, che Di Caprio avrebbe trascinato nei suoi soliti isterimi probabilmente, confermandosi così un attore sottostimato e coraggioso nell'accettare un ruolo ed un personaggio sgradevole, mentre Cate Blanchett fa il suo come al solito e Rooney Mara fa piacere rivederla in un progetto di livello, dopo che non ho capito che fine avesse fatto, si becca pure la scena migliore del film. Una parabola gotico-noir, dove l'illusione consente agli altri di farli sentire confortati, in un gioco di auto-inganni nel rifiutare una triste realtà estraniandosi da essa, ma alla fine si paga il conto con un finale beffardo ed amatissimo, in cui si costata la propria vera natura.
    Certo che gli incassi sono proprio andati male, praticamente il popolo bue che ha fatto incassare quest'anno al cinema? Le solite 2-3 merdate Marvel con Spider-Man in testa, Dune, Bond, House of Gucci e Old... praticamente solo quest'ultimo mi ha convinto assai ed il buon Bond.

    Poi ci si lamenta delle piattaforme, si ok, concordo, ma se non sganciate i soldi al cinema, il destino di queste produzioni sarà quello.

    1. claudio1959
      di claudio1959

      Condivido tutto

    2. Leman
      di Leman

      Grazie per il commento.
      Dei film che hai citato ho odiato solo Spiderman.
      Dune, House of Gucci e Old rimangono il proseguimento della cifra stilistica e della poetica dei rispettivi autori, laddove invece No Time To Die rappresenta un ritorno in grande forma per il franchise, capace di aggiornarsi e di rimanere comunque se stesso.
      Per me ovviamente Nightmare Alley se li mangia tutti, per il semplice motivo che fare un’opera così teorica, così rischiosa è talmente crudele, infischiandosene così del gusto popolare che avrebbe fatto inserire a Del Toro decine di scazzottate inutili, per me è semplicemente un colpo da maestro.
      Ho sempre apprezzato Del Toro in ogni suo film, questo per me è uno dei suoi migliori lavori.

    3. claudio1959
      di claudio1959

      Guillermo
      Del Toro e’ un
      genio, un grandissimo regista a livello dei grandi del passato, mai regie al servizio od alimentari, sempre progetti in cui crede.

  4. CineNihilist
    di CineNihilist

    Ritornato col botto! Splendida riflessione sull'ultima fatica di Guillermo Del Toro in forma smagliante, che si discosta molto dal suo film precedente (che io ho adorato) per abbracciare una struttura più noir ed ambigua nell'esaminare le inquietudini e le illusioni che l'essere umano fa a sé stesso e agli altri. Ho trovato davvero intrigante la tua riflessione sul ruolo dell'artista e della sua relazione con il potere dell'industria, davvero calzante in questi tempi di crisi e declino della Settima Arte in cui gli autori sempre di più realizzano opere autoriflessive che affondano nel (anche loro) passato. Quel finale così crudo, nichilista e disperato che riporta l'uomo al suo stadio naturale mi ha davvero colpito nel cuore e forse ci troviamo di fronte all'opera più pessimista del regista (almeno fin dove ho visto io) dove la disperazione ha prevalso sulla speranza.
    Ripensando all'estetica del film soprattutto quando va in città e alle sessioni di psicoterapia, non posso non pensare come Del Toro sia il regista perfetto per trasporre la saga videoludica di Bioshock, almeno per quanto riguarda i primi due capitoli ambientati a Rapture.
    Insomma, opera grandiosa che ci fa rivivere il noir anni quaranta e la sintesi del Cinema "DelToriano" che si dimostra essere il migliore tra i 3 amigos di Hollywood.
    Su Pinocchio non ho molte aspettative perché ormai l'ho visto in tutte le salse, ma vedremo cosa ci avrà da offrire l'estro creativo del regista su Netflix.
    Io aspetto con trepidazione che faccia finalmente "Le montagne della follia" di Lovecraft, ma la vedo dura perché anche dopo l'Oscar sembra che il progetto non glielo vogliano produrre, e poi con quest'ultimo flop lo vedo ormai inesorabilmente legato a Netflix, che forse gli potrebbe produrre l'ambizioso progetto lovecraftiano ma sempre con l'aggravante di una forte limitazione distributiva nelle sale.

    Un caro saluto e alla prossima recensione ;)

    1. Leman
      di Leman

      Grazie mille per questo commento, non posso fare altro che confermare quanto dici.
      Per quanto riguarda i prossimi lavori di Del Toro, dopo Nightmare Alley ho capito che non mi interessa che film farà o dove li distribuirà, ma voglio solo godermi la poetica e la visione di un autentico autore come questo.
      Un saluto

    2. CineNihilist
      di CineNihilist

      Prego Leman, il minimo per questo tuo bellissimo contributo ;)

      Capisco la tua indifferenza sulla natura distributiva del film, ormai ci dobbiamo rassegnare ed accontentarci delle piattaforme streaming.

      Senza neanche farlo apposta, ecco che oggi esce la notizia che Netflix farà un film su Bioshock XD
      Ovviamente Del Toro non coinvolto nel progetto perché come al solito ci deve essere un banale esecutore della multinazionale a fare solo danni come è successo già con The Witcher e Cowboy Bebop.
      Tremo già per il live action di “The Last Airbender”...

  5. M Valdemar
    di M Valdemar

    Io conservo qualche perplessità - ben sintetizzate da alcune recensioni "prudenti" qui sul sito - però credo nella sincerità dell'intera operazione (visti i tempi, praticamente un azzardo, un flop annunciato), nella capacità di pensare e fare Cinema da parte di Del Toro. Bel pezzo, ciao.

    1. Leman
      di Leman

      È giusto e accettabile avere perplessità su un cinema come quello di Del Toro che nella sua validità artistica può comunque non convincere ogni persona che lo guarda.
      Ma è anche bello vedere che anche chi è uscito con molti dubbi dalla sala riesce comunque a riconoscerne i pregi e la sincerità.
      Grazie per il commento.

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati