Regia di Mario Martone vedi scheda film
Seppur Servillo sia un grande attore, sia napoletano, sia consapevole, in questo ruolo risulta un pò auto-compiacente, così come il film che viene letto come grande omaggio a una Napoli ottocentesca, che da Pulcinella in poi è foriera di recitazione nei secoli dei secoli. AMEN. Ormai litania nota, anche in ciò vi si scorge un aspetto di plagio
Seppur Servillo sia un grande attore, sia napoletano, sia consapevole, in questo ruolo risulta un pò auto-compiacente, così come il film che viene letto come grande omaggio a una Napoli ottocentesca, che da Pulcinella in poi è foriera di recitazione nei secoli dei secoli. AMEN.
Ormai litania nota, anche in ciò vi si scorge un aspetto di plagio innazitutto verso sè stessi e tentata autoreferenzialità, pur da parte del buon Martone, i cui capolavori per me sono altri.
Ciò premesso il film di vede, seppur con momenti di lentezza, un montaggio spesso lento, getta uno squarcio netto sulla identità e paternità non solo non riconosciuta di Scarpetta verso i numerosi figli che concepiva con chiunque gli passasse a tiro, spesso non riconoscendoli, moglie, sorelle, nipoti, ma anche su un altro tipo di paternità, quella letteraria di un'opera d'arte, ovvero il primigenio copyright, meglio noto come diritto d'autore e le sue sottili impalpabili sfumature che ancora oggi sono causa di cause, furti, rivisitazioni e liti.
Nota infatti fu la diatriba anche legale, con d'Annunzio, che accettò di mal grado la satira e rivisitazione non autorizzata, fatta da Scarpetta sul suo testo teatrale: La figlia di Iorio. Tragedia trasformata in commedia, una farsa, in cui Scarpetta era maestro, non venne tollerata dal Vate che boicottò la prima e lo trascinò in tribunale, grazie anche alle amicizie coi potenti e politici del tempo.
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