Regia di Mario Martone vedi scheda film
Mario Martone torna al bio-pic dopo i buoni risultati ottenuti con "Il giovane favoloso", ma stavolta gioca in casa, a Napoli, e il film, oltre ad essere una biografia comunque non agiografica di Eduardo Scarpetta, rappresenta un sentito omaggio alla cultura napoletana. Scarpetta é ritratto dal punto di vista professionale con la rappresentazione di alcune scene tratte da "Miseria e nobiltà", ma anche e soprattutto da quello familiare e umano, con molto spazio concesso alla sua famiglia legittima e a quella illegittima con i tre figli avuti da Luisa De Filippo. Il ritratto dell'uomo non sembrerebbe molto positivo, poiché Scarpetta viene fuori come una persona alquanto vanitosa e molto centrata su se stesso, anche in occasione della causa in tribunale intentata da D'Annunzio per "Il figlio di Iorio", parodia che non era stata autorizzata dal Poeta abruzzese nonostante un primo incontro cordiale fra i due in cui era sembrato che ci fosse un parere positivo di D'Annunzio. Martone ha il pregio di scrivere una sceneggiatura, insieme alla moglie Ippolita Di Majo, in cui le vicende della famiglia Scarpetta riescono a mantenere un interesse quasi costante e a non scadere nel banale aneddoto; di particolare rilievo la storia di Eduardo, Peppino e Titina bambini alle prese con il padre che però deve essere chiamato "zio" viste le circostanze, che suscita una netta opposizione soprattutto in Peppino. La confezione è curata con scenografie e costumi di ottimo livello e una fotografia di Renato Berta degna delle migliori pagine de "Il giovane favoloso", mentre ho trovato piuttosto scontato l'inserimento in colonna sonora di quasi tutte le canzoni napoletane più famose dell'Ottocento/primo Novecento. Toni Servillo regala a Martone la sua maschera depurata dalle deformazioni caricaturali di certi ruoli recenti, e dunque tanto più efficace, ed é ben affiancato da uno stuolo di attori partenopei fra cui si apprezzano in particolare Maria Nazionale nella parte della moglie Rosa, Gianfelice Imparato nella parte dell'attore Pantalena, il vero trisnipote di Scarpetta e suo omonimo che interpreta il figlio Vincenzo e Alessandro Manna che è molto espressivo nella parte di Eduardo bambino. Forse un po' lungo a due ore e un quarto, "Qui rido io" e' un film che conferma la felice vena creativa dell'autore e la sua bravura nel rievocare figure di artisti sfortunati in cui si può leggere un elogio della perseveranza anche in condizioni storiche spesso avverse.
Voto 8/10
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